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venerdì 21 novembre 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Quando la mente è più stanca del corpo

di Federica Giusti - venerdì 21 novembre 2025 ore 08:00

Avete presente quella forma di stanchezza che non se ne va neanche dormendo? Ecco quella non è stanchezza fisica, è stanchezza emotiva, che si manifesta quando le nostre risorse interiori vengono consumate più rapidamente di quanto riusciamo a ricaricarle. I nostri dispositivi elettronici lo fanno ogni giorno, esauriscono le batterie e necessitano di ricarica. Ecco per farvi un esempio relativo a come ci si sente quando è presente una stanchezza emotiva, immaginate di andare avanti sempre in modalità riserva. Il vostro smartphon, visto dall’esterno è lo stesso, ma se aprite la schermata principale notate che la batteria si sta esaurendo. Anche voi dall’esterno potete sembrare “ben funzionanti” ma internamente vi sentite a pezzi.

Non si tratta affatto di debolezza o pigrizia: è la conseguenza di uno stress prolungato, di pressioni costanti, di richieste emotive (esterne o autoimposte) che superano la nostra capacità di gestione.

Come in ogni contesto, riuscire a riconoscere la sua presenza può essere un valido aiuto per poterla gestire. Ma quali sono i segnali più comuni che suonano come campanelli d’allarme? Innanzitutto la difficoltà di concentrazione, la perdita di interesse per attività per noi gratificanti, una costante sensazione di irritabilità e impazienza, ma anche problemi di sonno e somatizzazioni varie (soprattutto mal di testa, tensioni e rigidità muscolari, disturbi dell’apparato gastrointestinale). Trascurare questi segnali può condurci ad una situazione limite nella quale il corpo o la mente o entrambi ci costringono ad una pausa ed una ricarica.

Nella vita di ognuno di noi possono verificarsi situazioni di questo tipo quando magari lo stress lavoro correlato raggiunge livelli elevati, oppure quando ci dedichiamo molto alla cura degli altri e trascuriamo il prenderci adeguatamente cura di noi stessi. Poi ci sono degli eventi luttosi, come vere e proprie perdite oppure separazioni o cambiamenti radicali ed improvvisi con i quali facciamo fatica a relazionarci.

Devo dire che anche il contesto culturale occidentale non aiuta, perché spesso premia più la produttività del benessere, e questo ci porta a sottovalutare maggiormente i segnali che la nostra mente e il nostro corpo ci danno.

Ma c’è un modo per ricaricare le pile? Certo che sì! Ma richiede tempo e un atto di gentilezza nei nostri confronti. Innanzitutto se stiamo viaggiando ad una velocità oltre il nostro limite, sembrerà banale, ma la prima cose che dobbiamo fare è rallentare, magari concedendosi momenti di pausa. E poi il grande aiuto arriva dalle discipline orientali. Yoga, meditazione, tecniche di respirazione sono tutti degli aiuti validissimi da tenere sempre nella nostra “valigetta degli attrezzi emotiva”.

Altro passo fondamentale riguarda la necessità di stabilire confini, imparando a dire di no salvaguardando noi stessi, senza attivare sensi di colpa.

Ovviamente se facendo tutte queste cose si percepisce comunque una fatica difficilmente gestibile, è necessario, sempre come atto di cura e gentilezza nei nostri confronti, chiedere aiuto ad un professionista. Non siamo noi sbagliati o incapaci, è il limite che è stato duramente messo alla prova!

Federica Giusti

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