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Attualità sabato 07 marzo 2020 ore 12:13

Abetine di Vallombrosa forse patrimonio della Fao

L'Abazzia di Vallombrosa con le abetine monastiche
Foto di: Paolo Ricci

Le piante della selvicoltura monastica fanno parte dei siti potenziali per far parte del programma Globally Important Agricultural Heritage Systems



REGGELLO — Le abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa potrebbero entrare a far parte del programma Giahs (Globally Important Agricultural Heritage Systems) creato dalla Fao per valorizzare modelli di sviluppo rurale unici, frutto di tradizioni e saperi secolari, la cui conservazione garantisce la sopravvivenza e la sostenibilità dei paesaggi, la biodiversità, l’assetto idrogeologico e l’economia delle popolazioni rurali.

Oltre alle abetine di Vallombrosa, in Toscana sono stati individuati altri otto siti potenziali, tra i quali figurano anche i vigneti terrazzati di Lamole, che nel corso degli negli anni sono stati invasi dai boschi.

Sono cinque i criteri che i sistemi agricoli devono possedere per presentare la loro candidatura alla certificazione Giahs: garantire la sicurezza alimentare e produrre cibo di qualità, tutelare l’agro-biodiversità, salvaguardare le conoscenze tradizionali, conservare il paesaggio tradizionale e promuovere valori culturali e sociali.

Intanto la Regione Toscana, in collaborazione con l'Università, sta partecipando a un progetto tutto toscano legato al programma Giahs della Fao per creare un centro di ricerca sul paesaggio, formando manager che sappiano conservare e gestire, anche in un’ottica si sviluppo economico, i siti iscritti. Entrare a far parte del patrimonio mondiale Fao è un po’ l'equivalente dei siti Unesco per la cultura.


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