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Attualità venerdì 16 aprile 2021 ore 05:00

‘Ndrangheta: arrestata famiglia valdarnese

carabinieri

Esponenti di rilievo della cosca Gallace operavano in Valdarno e nell’aretino nel riciclaggio di rifiuti. Maxi operazione dell’antimafia



VALDARNO — Una famiglia valdarnese in manette, perquisizioni a Bucine, San Giovanni, Montevarchi e ad Arezzo: è il bilancio sul fronte valdarnese e aretino della mega operazione contro la criminalità organizzata durata tre anni e conclusa all’alba di giovedì dai Carabinieri del Ros e condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze.

In manette – complessivamente - sei persone e sequestrati beni per un valore di venti milioni di euro. Nel mirino della Dia lo smaltimento di rifiuti in Toscana, un’indagine partita dalla procura di Arezzo che ha portato a scoprire – tra l’altro – la presenza della ‘Ndrangheta in Valdarno dove operavano esponenti di rilievo del clan Gallace

Alcuni componenti della cosca si erano trasferiti negli anni ‘90 in Valdarno con le famiglie. Tempo fa è stata aperta un’inchiesta della procura aretina sull’arrivo dalla Calabria di grossi quantitativi di inerti e su cui indagarono i carabinieri forestali. I rifiuti – secondo quanto è stato accertato - venivano smaltiti da una società per il riciclaggio di inerti e movimento terra di Bucine che ha sotterrato il materiale in una collina del territorio. A conclusione degli accertamenti sono ora finite in manette tre persone coinvolte nell’impresa e appartenenti allo stesso nucleo familiare domiciliato a Pergine: il gestore della Srl è stato portato in carcere mentre la moglie e il figlio sono agli arresti domiciliari.

Nell’ambito della maxi-operazione della Dia ma su un altro versante di indagine è stato arrestato un altro uomo, residente a Bucine, esponente del clan calabrese.

Questo è solo un filone della più ampia indagine condotta dalla Dia in Toscana che ha portato a rilevare come a commettere i reati siano state persone direttamente collegabili al Clan Gallace che – spiegano gli inquirenti - “hanno scientemente sfruttato la forza della consorteria mafiosa per imporsi sul mercato del movimento terra/fornitura inerti a discapito di aziende concorrenti, “infiltrandosi” di fatto in importanti commesse pubbliche in Toscana. Parimenti sono stati riscontrati legami di comodo con la Pubblica Amministrazione aretina (Consorzio Bonifica Valdarno) per l’assegnazione diretta di lavori per importi contenuti (sotto soglia), su cui sono in corso approfondimenti investigativi".


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