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Attualità lunedì 06 aprile 2020 ore 19:54

Ora il Comitato teme una vera beffa sul Serristori

poltrone, postazioni per malati oncologici
Le postazioni per i malati oncologici

“Chiesto un contributo al Calcit, mentre i malati oncologici sono costretti a trasferirsi a Firenze perché hanno portato via i servizi che già paghiamo"



FIGLINE E INCISA — Il Comitato per il Serristori accoglie con estrema preoccupazione l’ultimo comunicato diffuso della Ausl Toscana centro e sottolinea - ancora una volta - il silenzio e l’inerzia della sindaca Mugnai.

«La nota, che verosimilmente nelle intenzioni dell’Azienda voleva rassicurare sul destino dei servizi offerti dal Serristori – scrive il Comitato per il Serristori - in realtà dipinge un quadro ancor più preoccupante sul futuro dell’ospedale di Figline. In primo luogo nel comunicato ci si limita a dire che, una volta finita l’emergenza, le terapie oncologiche infusive e oncoematologiche del Day Hospital, nel frattempo trasferite nei giorni scorsi negli ospedali di San Giovanni di Dio e Santa Maria Annunziata, torneranno nell’ospedale Serristori».

«Purtroppo – aggiunge il Comitato - nel comunicato dell’Azienda non si fa alcun cenno al ripristino del pronto soccorso notturno, né della sub-Intensiva e del personale medico tolto dal Serristori, e nemmeno degli altri servizi essenziali che attualmente non sono più attivi (chirurgia, diagnostica radiologica, endoscopia digestiva e cardiologia). Tutto questo la dice lunga sulle reali intenzioni dell’azienda sanitaria per quanto riguarda il futuro dell’Ospedale di Figline come ospedale per acuti».

«In secondo luogo – conclude il documento del Comitato per il Serristori - spiace constatare come i cittadini di Figline e del Valdarno fiorentino, siano costretti ancora una volta a pagare di tasca propria la dissennata politica dell’azienda sanitaria. In questo caso al danno si aggiunta anche la beffa: non solo i cittadini valdarnesi si devono pagare (tramite i generosi contributi del Calcit Valdarno Fiorentino) alcuni medici e infermieri che lavorano al Day Hospital e non solo del Serristori, ma addirittura si chiede al Calcit (e quindi ai cittadini di Figline e del Valdarno) di contribuire ulteriormente. Come dire: ci portano via un servizio che già paghiamo e poi dobbiamo tirare fuori altri soldi come “contributo” mentre i pazienti subiscono il disagio dei trasferimenti imposti. Una situazione paradossale che in altre parti d’Italia definirebbero, con un’espressione popolare: “cornuti e mazziati».


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