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Attualità mercoledì 28 luglio 2021 ore 15:30

Resort sequestrato, la replica della proprietà

Dopo l’intervento dei Carabinieri Forestali nel complesso edilizio sulle colline valdarnesi, la parola agli avvocati della società



VALDARNO — “In data 25 luglio, è stata pubblicata la notizia del sequestro di un “resort di lusso” tra Bucine e Laterina. La società proprietaria intende chiarire, al momento, per tramite dei propri legali, Avv. Elisa Valentini, Avv. Roberto Baccheschi ed Avv. Marco Manneschi alcuni aspetti della vicenda per come riportata” si legge in una nota dei legali.

“Preme precisare – dicono i rappresentanti della proprietà - che la società ha ripreso nel 2018, nella zona di Bucine e Laterina Pergine Valdarno, circa 130 ettari di terreni e boschi abbandonati da oltre vent’anni per reimpiantarli in varie culture biologiche al fine di organizzare fattoria didattica ed una piccola struttura agrituristica di cinque camere, attività poi gestite da un’azienda agricola ed agrituristica”. “La società è fortemente dispiaciuta - riferiscono i legali - per l’immagine che è stata offerta del proprio lavoro, teso unicamente a riqualificare un’area tenuta in stato di abbandono e nella quale sono stati effettuati, ad oggi, con grande entusiasmo, importanti investimenti di recupero edilizio ed agricolo, debitamente autorizzati. Non pare corretto, quindi, parlare di “sequestro di varie porzioni di un resort di lusso” ma, più precisamente, di contestazioni rispetto a singoli - ad avviso della prorpietà e dei tecnici - marginali interventi". 

“Nell’articolo (che trae spunto da provvedimenti giudiziari che la società proprietaria confida di superare seguendo le regole del diritto) si leggono - a parere di Valentini, Baccheschi e Manneschi - alcune rilevanti inesattezze per le quali la proprietà potrebbe agire a tutela della propria sfera reputazionale, gravemente compromessa”.

"La prima inesattezza - secondo i legali della proprietà - concerne l'accusa (da ritenere grave se vera) di avere proseguito i lavori dopo aver ricevuto un'ordinanza di demolizione. L'ordinanza è stata notificata il 30 giugno e concerne due opere (archetti ornamentali ed una veranda temporanea) che la proprietà ritiene conformi alle norme edilizie nazionali e regionali, a differenza del Comune: sul punto si pronunceranno i giudici amministrativi. Ciò che conta, rispetto alla notizia, è che le opere suddette erano completate (da tempo) al momento della notifica dell'Ordinanza. Quindi non vi è stata alcuna prosecuzione dell'attività edilizia in spregio ad un provvedimento di contestazione da parte dell'Autorità amministrativa".

“La seconda notizia, parimenti inesatta o meglio artatamente incompleta, - a parere dei legali della proprietà - concerne le opere, constatate via drone, che avrebbero fatto scattare l’operazione e che consistevano, invero, nella realizzazione di una piscina, peraltro, regolarmente autorizzata (!)”.

“Quanto alle attività connesse alle lavorazioni agricole – specificano gli avvocati - la contestazione di aver modificato 400 metri di strade riguarda tracciati preesistenti necessari a raggiungere i diversi fondi della proprietà. Di ciò dà atto lo stesso provvedimento convalidato dalla Procura. Su questi tracciati la proprietà ha effettuato meri interventi manutentori e confida di poterlo dimostrare anche all’Autorità Giudiziaria.

“Quanto infine alla contestata “chiusura di una strada vicinale” la Società fa presente che al momento dell'acquisto sulla strada in questione era apposta, da tempo immemorabile, una sbarra chiusa con lucchetto e che, comunque, vi era già autorizzazione regionale per un fondo chiuso".

“Stamani, 28 luglio 2021, i legali della società hanno provveduto a depositare Istanza di Riesame del sequestro preventivo al Tribunale penale di Arezzo. La proprietà ritiene di poter, quindi, chiarire - riferiscono gli Avv.ti Valentini e Baccheschi - in termini ragionevoli con tutte le Autorità coinvolte la situazione, riconducendo la questione nei giusti binari, al di fuori del sensazionalismo denigratorio che è il principale ostacolo al buon andamento dell’azione pubblica, specie nel campo della Giustizia”.


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