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martedì 19 marzo 2024

BAGGIO, OH YES! — il Blog di René Pierotti

 René Pierotti

Sono nato a Pontedera nel 1982, appassionato di calcio da sempre, o meglio da quando giocavo a pallone con mio zio nel corridoio di casa. Mio padre mi ha regalato una moto quando avevo quattro anni, sono sceso poco dopo perché non ero veloce. Mi piace vederle correre più che starci sopra. Mio nonno si faceva arrivare il giornale a casa tutti i giorni e io, per fortuna, lo leggevo. Il blog si chiama così in onore al gol di Baggio contro la Cecoslovacchia a Italia '90 e al telecronista inglese che lo commentò. Lavoro a Toscana Media Qui News dal 2014.

Il Palio di Siena per principianti

di René Pierotti - venerdì 05 ottobre 2018 ore 07:00

Ad un visitatore frettoloso Siena può apparire come una tranquilla città di provincia, con tanti tesori artistici, pinacoteche, musei, chiese e palazzi, quella che è probabilmente la più bella piazza d'Italia e forse del mondo e con abitanti cortesi e gentili anche se un po' chiusi ad un primo incontro, quasi fossero gelosi di qualcosa che solo loro conoscono. Anche un visitatore frettoloso ha sentito parlare del Palio e ha probabilmente letto gli articoli di un giornalista, anche lui frettoloso, che gli ha raccontato di come i senesi si trasformino quando sulla Piazza del Campo viene steso un manto di tufo rossastro. […] Ad un senese in genere importa poco che un visitatore frettoloso sappia di loro e del Palio solo la serie di banalità e luoghi comuni che ho appena elencato. Il Palio è suo, è stato suo per tanti secoli e sarà suo per tanto tempo ancora. Ma il Palio, e tutto quello che c'è dietro e dentro, è talmente bello che anche un non senese può innamorarsene, se arriva a capirlo, sia pure alla lontana. Proviamoci insieme”.

Questo è l'incipit iniziale del bellissimo documentario Per forza e per amore che il giornalista della Rai Paolo Frajese realizzò nel 1983.

Quello che scrive invece è un toscano, non senese, che ha avuto la fortuna di conoscere, nel 2017, un senese, il giornalista Sandro Vannini, contradaiolo del Bruco.

Nel tempo passato insieme a Vannini, per motivi di lavoro, mi sono appassionato ai suoi racconti e gli ho fatto mille domande sul Palio. Altre mille al quadrato ne avrei da fargli.

Sono un principiante del Palio di Siena.

La passione per questo evento unico nel mondo è salita piano piano e ho cominciato a leggere e guardare tantissime cose (in fondo all'articolo c'è una lista di cose che ho visto sul web) dopo la carriera del 2 luglio 2018, quando il Palio è stato vinto dal Drago con Andrea Mari detto Brio, tra l'altro fantino di Contrada del Bruco. La prima cosa che ho capito è che il Palio occupa la vita dei contradaioli tutto l'anno.

Ma partiamo dalle ultime cose, o quasi. Quello che segue è il racconto di episodi avvenuti il 16 agosto 2018, quando sono stato a Siena a vedere il mio primissimo Palio.

Gli occhi impauriti di Trecciolino. L'ho visto bene, negli occhi, Gigi Bruschelli detto Trecciolino, vestito di blu, colore del Nicchio, Contrada che non vince il Palio da venti anni. Erano occhi impauriti dopo la caduta avvenuta proprio sotto al terrazzino di Palazzo Berlinghieri, da dove ho assistito al mio primo Palio.

Occhi impauriti, addolorati e forse delusi.

Durante il secondo giro, Bruschelli ha cercato di recuperare lo svantaggio dalla Lupa ma, forse perché si è sistemato lo zucchino, ha sbagliato a impostare la curva e ha sbattuto contro il colonnino rovinando a terra e vedendo svanire il sogno di vincere il 14esimo Palio. Vittoria che gli avrebbe fatto raggiungere Aceto, il fantino più vincente e carismatico del secolo scorso.

Bruschelli è stato trascinato fuori dalla pista dagli addetti al soccorso. La caduta è rivedibile qui mentre l'intero Palio è qui oppure, visto dall'alto, qui.

Sul Corriere di Siena l'ex fantino Bastiano (vincitore di cinque Palii tra gli anni settanta e i novanta) ha scritto: “Ho analizzato gli ultimi 4 Palii di Luigi Bruschelli: uno non l’ha corso e negli altri tre è sempre caduto. Credo che debba trarre conclusioni. Alla mossa non ha contato, pronti via è stato nerbato dall’avversaria che gli ha fatto perdere posizioni. Al Casato ha commesso un errore che non ti aspetti da un fantino che ha vinto 13 Palii: non ha impostato la curva per sistemarsi lo zucchino”. Nelle sue pagelle Bastiano ha dato il voto più basso a Trecciolino, quattro meno. C'è da dire che un altro ex fantino, Pier Camillo Pinelli, che cura il blog Brontolo dice la sua, ha valutato positivamente il Palio di agosto 2018 di Bruschelli.

Bruschelli ha 50 anni. Tra il 1996 e il 2012, cioè in sedici anni, ha vinto 13 Palii.

Si dice che il Nicchio portasse in piazza due milioni di euro, utili a convincere le altre Contrade ad avere favoritismi per vincere il Palio.

Il parcheggio. Il 16 agosto sono arrivato di mattina a Siena. I parcheggi erano già tutti pieni e ho dovuto girare parecchio prima di trovarne uno che avesse posto, naturalmente privato e a pagamento: “Oggi sono 30 euro per tutto il giorno, è Palio!” mi ha detto l'addetto quando ha alzato la sbarra.

Non sapevo dov'ero e quando sono sceso dall'auto e ho impostato 'Piazza del Campo' a piedi sul navigatore del telefono, ero a settecento metri di distanza, in via Pian d'Ovile.

Ho guardato le bandiere che pendevano dai muri: ero, casualmente, nel territorio della Lupa. La Contrada che nove ore dopo avrebbe vinto il Palio contro ogni pronostico, per molti motivi: perché aveva fatto cappotto nel 2016, perché partiva di rincorsa e perché, si diceva in Piazza, puntava a rientrare delle spese sostenute per le vittorie di due anni fa, incassando soldi in cambio di favori alle altre Contrade.

Quando la sera sono tornato a prendere la macchina ho visto che avevo parcheggiato proprio dietro la sede della Contrada della Lupa. C'erano contradaioli in festa, verso le 20,30.

Le polemiche sui cavalli. La mattina, dopo essere stato a ritirare l'accredito ho fatto, lentamente, un paio di giri di Piazza del Campo, toccando il tufo, vedendo le impronte degli zoccoli dei cavalli sulla terra e testando con mano i materassi che servono a proteggere cavalli e fantini dopo la curva di San Martino. All'ora di pranzo la pista è ancora aperta al pubblico e alcuni ristoranti hanno i tavolini proprio sul tufo. I turisti possono mangiare dove poche ore dopo cavalli e fantini si daranno battaglia.

So che le corse dei cavalli creano disagio ad alcune persone che sono contrarie a far correre questi animali. La mia posizione è simile a quella di Daniele Manusia che in un bellissimo articolo su Internazionale ha scritto: “Sono al corrente delle polemiche che ogni anno accompagnano il palio, ma non ho una risposta precisa al riguardo. […] Non credo ci sia niente che possa convincere chi pensa che un cavallo non debba partecipare a una competizione che non li riguarda, ma posso raccontare brevemente le misure che vengono prese per salvaguardare la salute degli animali al palio.

Tutti i cavalli iscritti al “protocollo” (un centinaio) sono sottoposti a visite periodiche che li giudicano dal punto di vista sia morfologico sia caratteriale. Dal 2000 non possono più correre in piazza del Campo i purosangue inglesi, troppo veloci, ma solo mezzosangue aglo-arabo-sardi. E devono avere minimo cinque anni (negli ippodromi corrono anche cavalli di due).

I veterinari della commissione conoscono la storia clinica degli animali, i loro infortuni, piccoli o grandi. Vicino a Siena c’è una pista con le stesse curve e le stesse pendenze di piazza del Campo, dove si effettuano le corse di addestramento. Il palio ha un’ambulanza per cavalli che, in caso di incidente, sono operati d’urgenza – tornano in scuderia, mi dicono, persino prima che i fantini siano stati visitati al pronto soccorso. L’obiettivo è curarli, non farli tornare a gareggiare.

Se il proprietario non li vuole più c’è un pensionato in cui i cavalli del palio vanno a trascorrere pacificamente gli anni che gli restano da vivere. In caso di vittoria, i proprietari non guadagnano niente. Devo aggiungere che nessuna delle persone coinvolte ha parlato volentieri con me degli incidenti che possono capitare durante la gara e che possono portare anche alla morte del cavallo”.

Alcuni rituali del giorno del Palio. Dopo aver esaminato Piazza del Campo ho chiamato Vannini, il mio amico senese, che mi ha invitato a pranzo dai suoi genitori. Il giorno del Palio, mi ha detto, si mangia più leggeri, anche perché la sera prima i contradaioli hanno tirato fino a tardi nelle dieci cene propiziatorie, quelle in cui al centro dell'evento ci sono capitano e fantino, che tengono un discorso di incitamento in vista del giorno dopo.

Mentre camminiamo tra le strade affollate di turisti, una famiglia tedesca ha quattro fazzoletti di quattro Contrade: Bruco il padre, Valdimontone la madre, Nicchio e Onda i figli. Il mio amico indica quattro giovani che camminano più veloci: “Vedi, nei quattro giorni del Palio (dalla tratta alla carriera) i contradaioli si sentono autorizzati a camminare con più irruenza” come se ci fosse un'urgenza di fondo, un'attesa, un desiderio alla bocca dello stomaco, di qualcosa che sta per accadere. Anzi, non come se ci fosse, c'è: c'è da fare di tutto per vincere il Palio o per non farlo vincere alla rivale, gesti scaramantici compresi.

Di vitale importanza, in questo senso, è la sbandierata che le Contrade fanno di fronte alle autorità in Piazza del Campo. Se le bandiere si alzano in cielo e vengono riprese correttamente dagli alfieri è segno di un buon Palio. Se cadono o qualcosa va storto più di un contradaiolo impreca la sorte.

Dopo il pranzo leggero (anche se i deliziosi fiori fritti non sono proprio leggerissimi) Vannini mi ha portato nella chiesa della Nobil Contrada del Bruco dove, in parallelo con altre nove chiese, il prete stava benedicendo il cavallo. La chiesa e il fuori sono affollati di contradaioli.

A conclusione della cerimonia tutti i sacerdoti hanno detto: “Va *nome del cavallo* e torna vincitore!”.

Finita la benedizione, come delle rette che convergono al centro, cioè in Piazza del Campo, dalle diciassette Contrade si sono iniziati a sentire i tamburini e le trombe del corteo storico che si è andato a costituire di lì a breve. L'atmosfera sonora si è fatta decisamente medievale.

I contradaioli aspettano. Sono ancora le 15 e mancavano ancora quattro ore alla Mossa. Così abbiamo il tempo di sederci al tavolo di un bar dove contradaiole e contradaioli bevono e parlano del Palio. Ho la fortuna, grazie al mio amico, di passare una mezz'ora con dei Brucaioli. Il mio amico mi invita a interrogarne uno che conosce a memoria tutte le Contrade, i cavalli e i fantini vincitori dei Palii.

E' vero, sa chi ha vinto nel luglio del 1979 o nell'agosto del 1987. 

A quest'ora del pomeriggio più della metà delle persone che camminano per la città ha al collo il fazzoletto di una Contrada.

Raggiungiamo una strada che si trova nel territorio della Contrada dell'Onda. Siamo vicinissimi a Piazza del Campo e da lì, dice il mio amico, riusciamo a vedere bene il corteo storico che ormai si è riunito: tutti i figuranti delle 17 Contrade (partecipano al corteo anche le sette che non corrono il Palio).

Qui riconosco un suono che avevo sentito distintamente nel documentario di Frajese “un suono di bronzo” come lo aveva definito Montale. E' il suono ritmico e ipnotico che viene dalla Torre della Piazza e che serve, mi ha spiegato una contradaiola del Montone con cui ho visto il Palio dal terrazzino, a dare il tempo ai figuranti mentre camminano in Piazza.

Le Contrade prima erano più di 17. Ci sono infatti sei Contrade scomparse nel tempo, annesse da altre. Nel corteo però ci sono sei figuranti a cavallo che sfilano coi colori e gli abiti di queste Contrade. I figuranti sono a volto coperto, per la vergogna di non esistere più.

Sono le 18,10, si collega la Rai. Terminato il corteo storico il cameraman sul terrazzino di Palazzo Berlinghieri chiede alla decina di presenti (io compreso), di muoversi il meno possibile per non far vibrare la telecamera. 

Ha il compito di inquadrare i due commentatori Rai che si trovano al secondo o terzo piano di un palazzo dall'altra parte della Piazza.

I commentatori durante la carriera non dicono mai i cognomi o i soprannomi dei fantini ma solo il nome della Contrada.

I fantini a cavallo escono dal Comune e raggiungono la zona della Mossa non prima di aver preso il nerbo (ovvero un tendine di bue essiccato con cui i fantini si colpiscono reciprocamente e incitano il proprio cavallo) da un agente municipale.

Da qui gli eventi sono quelli che si vedono in tv ma anche tutto l'opposto. E' impossibile descrivere cosa si prova a sentire la Piazza, circa 50mila persone, completamente silenziosa durante la lettura del mossiere delle posizioni al canape.

La tensione. Anche al sottoscritto, osservatore neutrale, sale la tensione. E' qui che il Nicchio con Trecciolino prova a far valere il suo peso economico con la Lupa per garantirsi una partenza favorevole.

Partenza favorevole che sarebbe quanto di peggiore per la signora che è al mio fianco sul terrazzino ed è della Contrada rivale del Nicchio, il Valdimontone. La sorte ha voluto che i due cavalli fossero sorteggiati accanto. Così il fantino del Montone, non tra i favoriti, fa di tutto per innervosire Bruschelli. Dopo diversi minuti, forse un quarto d'ora di trattative e attesa il Palio parte si vede benissimo che il fantino del Montone prende a nerbate in faccia Trecciolino.

I tre giri del Palio durano pochissimo. A vincere, come detto è la Lupa, la Contrada che ospita la mia auto e che abbandono mentre è in festa verso le 20,30.

Dopo la vittoria i contradaioli vanno a ritirare il Drappellone o Cencio. Si tratta di vere e proprie opere d'arte dipinte, nel tempo, da artisti come Renato Guttuso e Fernando Botero. Da un po' di tempo il Cencio di luglio è dipinto da un artista senese e quello di agosto da un artista internazionale. Per esempio quello di questo Palio ha creato non poche polemiche.

Tre ore e tredici minuti di Palio per una vita. E' incredibile come un evento che avvolge la vita dei senesi 365 giorni all'anno si sviluppi poi in 75-80 secondi.

Considerando la vita media di una persona, 80 anni, e che la fase cosciente sia di 70 anni, un contradaiolo può vivere 140 palii, 145 con i Palii straordinari. Il che vuol dire 193 minuti di Palio effettivo, di corsa, cioè tre ore e tredici minuti dell'intera vita di una persona.

Ed è, molto spesso, una vita che ruota intorno a quei 145 Palii. Uno della mia età ne avrebbe visti una cinquantina.

Mentre scrivevo questo articolo è nata e poi è stata approvata la possibilità di correre un Palio straordinario, che è in programma sabato 20 ottobre 2018, a 18 anni dall'ultimo straordinario corso. Quello del 2000 fu celebrato per festeggiare il nuovo millennio, questo invece per i cento anni dalla fine della prima guerra mondiale. Per cui questo pezzo ha visto la luce, seppur in autunno, in pieno periodo Paliesco.

Lista di cose che ho visto o letto:

- Per forza e per amore (su Youtube, di Paolo Frajese)

- Palio, documentario su Netflix

- L'ultima vittoria, documentario del 2003 (su Youtube). L'anziano protagonista del doc, il signor Egidio, è poi riuscito, nel 2009 a veder vincere il Palio dalla Civetta. E' morto un anno dopo, nel 2010. Aveva 99 anni

- un documentario francese sul Palio (su Youtube)

- decine e decine di interviste ai fantini e ai capitani delle Contrade.

- diversi speciali e diverse trasmissione delle tv locali Siena Radio Tv e Canale 3

- diverse interviste di Pier Camillo Pinelli per il blog Brontolo dice la sua.

René Pierotti

Articoli dal Blog “Baggio, oh yes!” di René Pierotti