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Politica martedì 05 gennaio 2021 ore 19:37

Sui negozi etnici si apre la campagna elettorale

Piazza Varchi
Piazza Varchi

Si scatena la polemica politica sul nuovo regolamento a tutela del centro storico e che mette limiti alle attività commerciali straniere



MONTEVARCHI — Ci sono state le festività di fine anno e così la polemica sul nuovo regolamento per la tutela e il decoro del centro storico di Montevarchi approvato a maggioranza durante l’ultimo consiglio comunale del 2020 – il 29 dicembre – è scoppiata oggi. E con lei la campagna elettorale: il mandato del sindaco Chiassai è in scadenza e, Covid permettendo, i montevarchini andranno alle urne in primavera. “Casus belli” che avvia il confronto pre-elettorale i negozi etnici.

Ad accendere la miccia era stato ieri il giovane segretario del circolo Pd cittadino, Samuele Cuzzoni, che in una nota si era detto “allibito” per le regole volute dalla giunta di centrodestra che propone “concetti divisivi ed ingiusti, quasi razzisti e sicuramente xenofobi”. Al centro della discussione più che il divieto di apertura nel cuore della cittadina di sale giochi, night club e sexy shop (l’ultimo di cui si ha memoria, una ventina di anni fa, non aveva avuto tanto successo e pare improbabile di questi tempi l’avvio di una attività del genere) sono i limiti imposti alle tipologie di merci in vendita che penalizzerebbero i negozi etnici. I nuovi esercizi – alimentari (e non) e artigianali che siano – devono infatti riservare il 70% della superficie ad articoli nazionali, meglio se toscani e locali. Non solo, i nuovi negozi devono avere le insegne in italiano (vedi articolo collegato).

Le parole di Cuzzoni hanno dato il “la” al dibattito politico scatenatosi in giornata. Gli ha fatto eco la segretaria del Pd, Elisa Bertini che sulla sua pagina facebook si è detta “sconcertata” per il regolamento che “penalizza tutte le attività commerciali straniere del centro, colpevoli tra l’altro di apporre insegne non italiane”; un documento che Bertini paragona alle regole imposte nel ventennio fascista visto che richiama un “clima culturale simile a quello, drammatico, che si respirava nel 1938 in Italia quando vennero promulgate ed approvate le vergognose leggi razziali”.

Come Bertini anche Francesco Grasso (ex Pd, ex sindaco della cittadina e oggi consigliere comunale di opposizione nella lista Montevarchi Democratica) parla di “incompatibilità con la nostra Costituzione” e di “regole assurde per il centro storico che riportano il medioevo oscurantista nelle norme commerciali di Montevarchi: un proclama pseudo-protezionistico, xenofobo, razzista”.

Anche l’altro partito di minoranza “Avanti Montevarchi” per voce del capogruppo Paolo Ricci interviene sulla questione spiegando che non si possono giudicare i negozi per ciò che mettono in vendita e che le disposizioni approvate non vanno certo nella direzione – se questo era l’intento - di riportare cittadini, clienti e avventori nel centro storico del paese.

Davanti all’acceso rincorrersi di dichiarazioni, il sindaco Silvia Chiassai si dice “stupita” perché in fondo il Comune si era addirittura ispirato a quanto deciso e applicato da amministrazioni di sinistra, in primis quella di Firenze.

L’opposizione annuncia battaglia mentre alcuni commercianti si dimostrano perplessi suggerendo di affinare il documento e modificare qualche aspetto. In qualunque modo vadano le cose, la campagna elettorale è aperta.


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