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Attualità giovedì 18 febbraio 2021 ore 17:00

Licenziamenti Bekaert, Calosi: “La Fiom non firma”

Daniele Calosi segretario della Fiom Cgil di Firenze

Oggi l’azienda ha rifiutato la proposta di mediazione per i lavoratori dello stabilimento di Figline che era stata avanzata dalla Regione Toscana



FIGLINE E INCISA — Nella riunione che si è svolta oggi a Firenze, la Bekaert ha ribadito che al termine della cassa integrazione straordinaria licenzierà i 112 lavoratori dello stabilimento di Figline, rifiutando così la proposta di sospensione della procedura che era stata avanzata dalla Regione Toscana.

“La posizione della Fiom è chiara – dice Daniele Calosi, segretario generale della Fiom Cgil di Firenze - non firmiamo i licenziamenti quindi chiediamo il ritiro della procedura, l'utilizzo della Cassa Integrazione per Covid e fin da ora chiariamo che, qualunque sia la conclusione della vicenda, chiunque si avvicini per reindustrializzare dovrà prevedere una soluzione per tutti, che i lavoratori siano licenziati oppure no. Non possiamo aspettare cavalieri bianchi”.

“L'azienda continua con il suo solito atteggiamento arrogante - aggiunge Calosi - rifiutando la proposta di mediazione avanzata dalla dottoressa Carmen Toscano della Regione, per la sospensione dei termini della procedura. Bekaert ha usufruito di ammortizzatori sociali straordinari nati per portare in fondo la reindustrializzazione. Se questa non verrà realizzata, avrà delle responsabilità con un nome e un cognome, a partire dall'azienda e dall'advisor Sernet, che non sono riusciti a portare alcun piano industriale al tavolo in oltre trenta mesi di vertenza, fino alle istituzioni, col governo gialloverde, quello giallorosso, fino al neonato multicolor (basti ricordare BMZ prima e l'”investitore indiano” che ancora oggi aspettiamo), fino alla Regione Toscana che durante tutta la procedura di licenziamento attuale non è mai stata presente con un esponente istituzionale”.

“L'unico piano presentato ufficialmente era quello della Cooperativa Steelcoop Valdarno – conclude Calosi - e chi l'ha affossato dovrà assumersene la piena responsabilità”.


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