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Attualità sabato 18 luglio 2020 ore 16:32

Campane e cannoni, vera cronaca di quel 27 luglio

I movimenti delle truppe angloamericane verso Firenze

Oggi si può ricostruire con maggiore esattezza la successione dei fatti che, 76 anni fa, portarono alla liberazione di Figline. Con alcune curiosità



FIGLINE E INCISA — Ancora c’è qualcuno che si ricorda l’arrivo dei carrarmati inglesi a Figline. Uno di questi è il professor Bruno Bonatti. Il futuro preside, saggista e scrittore - e attuale presidente del Calcit - all’epoca dei fatti aveva poco più di sei anni. Dal Bar Mario (ovvero l’esercizio commerciale della famiglia Bonatti) che si affacciava sull’attuale corso Matteootti, quella calda mattina di luglio il piccolo Bruno vide spuntare due carrarmati dalla parte opposta di piazza Ficino. I due mezzi blindati inglesi provenivano da sud, ed avevano risalito lentamente l’attuale corso Mazzini, oltrepassando le macerie delle abitazioni bombardate (al posto di quegli edifici crollati ora si apre via Brunone Bianchi).

La prudenza con la quale i carristi della VIII^ Armata Britannica entrarono quel giorno in piazza Ficino, riflette i tempi “lenti” di quelle operazioni belliche che precedettero la liberazione di Firenze. Oggi sappiamo che le truppe alleate - anche per motivi tattici, ma anche politici - non avevano fretta di risalire la penisola italiana. Insomma la liberazione di Figline e del Valdarno non fu un blitz delle truppe alleate, come oggi si potrebbe erroneamente pensare, ma fu un processo lento e complesso, a volte non spiegato e non pienamente raccontato nei suoi dettagli. Anche le date non sono scandite con esattezza, proprio per la “non linearità” degli eventi bellici. Ad esempio si sa che il 16 e il 17 luglio del 1944 gli angloamericani avevano oltrepassato Ambra e Bucine. Il 19 luglio le truppe alleate erano arrivate a Montevarchi, tre giorni dopo, il 22 luglio, erano entrate a Terranuova. Ancora due giorni per fare ingresso, il 24 luglio 1944, a San Giovanni e a Cavriglia.

Le corrispondenze di guerra di ciò che restava dello Stato italiano - oggi per fortuna disponibili – elencano i paesi che erano stati via via abbandonati dai tedeschi in ritirata, e che, di fatto, erano entrati nel raggio di azione degli angloamericani: Il 25 luglio tocca a Restone, Torsoli, Persignano, Poggitazzi. Il giorno dopo, 26 luglio, è la volta di Lucolena e San Donato in Avane.

Ed eccoci a quel fatidico giorno del 27 luglio 1944. In realtà il bollettino dell’epoca non cita Figline, ma elenca alcune località della provincia di Firenze come Cambiano, Cerbaia, Corniola e Gaville, mentre in provincia di Arezzo vengono citate, come libere, le località di Caspri, Castelfranco di Sopra, Certignano, Pian di Scò e Pulicciano.

E a Figline cosa stava succedendo in quelle ore? La testimonianza oculare del professor Bonatti chiarisce molte cose.

Nel racconto di quel giorno di luglio eravamo rimasti ai due carrarmati inglesi che, spuntando lentamente dall’attuale corso Mazzini, si erano fermati nei presi della chiesa della Collegiata, tra lo stupore delle poche persone che in quel momento si trovavano in piazza Ficino. Quei mezzi blindati, che rappresentavano le avanguardie della VIII^ Armata Britannica, attesero prudentemente qualche minuto prima di aprire il portellone. Nel momento in cui spuntarono fuori le teste dei carristi inglesi, fu come dare il segnale di via libera ai figlinesi che osservavano guardinghi. L’arrivo delle truppe britanniche significava una cosa sola: la liberazione dalle truppe tedesche, che in realtà si erano nel frattempo ritirate poco più a nord, verso Montanino.

Ma in piazza a Figline fu quello il momento della festa, forse troppo a lungo atteso e represso. Le campane iniziarono a suonare a distesa. Quello “scampanio” che oggi ricordiamo come simbolo della liberazione di Figline, in realtà mise in allarme gli inglesi, consapevoli di aver fornito un fragoroso punto di riferimento sonoro all’artiglieria tedesca in agguato poco lontano. Così i carristi inglesi chiusero in fretta i portelloni dei due carrarmati e se tornarono velocemente, in retromarcia, da dove erano venuti. Appena in tempo. Subito dopo piovvero su Figline le cannonate scagliate dall’artiglieria tedesca posizionata a Montanino. Colpi che, per fortuna, non fecero vittime, ma di fatto provocarono il posticipo dell’ingresso in paese del grosso dell’esercito inglese. Ecco perché nelle corrispondenze di guerra di quei giorni di luglio, la liberazione “effettiva” di Figline viene datata nel giorno successivo, ovvero il 28 luglio del 1944, insieme alle località di Faella, Canova, Cascia, Dudda, Greve in Chianti, Montefioralle, Ostina, Pagnana, Passo dei Pecorai, Reggello e Vaggio.

Ma, almeno da un punto di vista simbolico, la liberazione di Figline coincide con le campane che suonano a festa il 27 luglio del 1944 per l’arrivo delle avanguardie inglesi. E 76 anni dopo il Comune di Figline e Incisa ricorda quei momenti con l’iniziativa programmata per lunedì 27 luglio 2020, alle ore 11, in piazza Bianco Bianchi “Quando sentirai il rintocco delle campane fermati un minuto, in ricordo del suono che 76 anni fa significo la liberazione dall'oppressione fascista, momenti e valori insostituibili per la democrazia italiana da non dimenticare” dice la locandina che annuncia l’evento, con gli interventi dell’assessore Paolo Bianchini, del presidente della sezione Cavicchi dell’Anpi, Cristoforo Ciracì, e di Valerio Vannetti, presidente dell’associazione 27 luglio.


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