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Cultura lunedì 09 marzo 2020 ore 17:57

Binazzi, verso un triste anniversario della morte

Una delle rare immagini del poeta Bino Binazzi

L’emergenza per il Coronavirus rischia di far passare in secondo piano le celebrazioni per ricordare i novant’anni dalla scomparsa del poeta figlinese



FIGLINE E INCISA — La situazione di emergenza per il coronavirus fa presagire un ben triste anniversario della scomparsa di Bino Binazzi. Tra una cinquantina di giorni si dovrebbe ricordare ufficialmente i novant’anni della morte del poeta di Figline Valdarno, deceduto a Prato il 1 maggio del 1930. Un destino che sembra ripetersi. Le celebrazioni per ricordare i novant’anni della sua scomparsa rischiano di svolgersi nella medesima solitudine che attanagliò gli ultimi anni di vita dell’illustre figlinese, il quale finì i suoi giorni sempre più isolato dall’ambiente letterario, malato e oppresso da pesanti difficoltà economiche.

Le stesse difficoltà economiche che alla fine dell’Ottocento avevano travolto la sua famiglia e che lo avevano obbligato a scegliere la via dell’insegnamento. Così, per sopravvivere, fa il giro delle cattedre di vari collegi: prima a Firenze, poi Torino e Roma.

Il giovane Bino accompagna gli anni dell’insegnamento con un’intensa attività poetica. Nel 1907 pubblica la sua prima raccolta di versi, Eptacordo, a cui seguono nel 1909 Canti sereni, poi nel 1910 Turbini primaverili e nel 1911 Oltre il dolore.

All’età di 36 anni (era nato a Figline nel 1878) Bino Binazzi inizia a collaborare con la rivista La Tempra, fondata a Pistoia da Renato Fondi. Poi, per proseguire la sua attività nel giornalismo culturale, lascia l’insegnamento e diventa redattore del Fieramosca e del Giornale del Mattino di Bologna. Frequenta l’avanguardia letteraria e stringe amicizia con Giovanni Papini, Ardengo Soffici, e Aldo Palazzeschi. Trova una discreta notorietà nell’ambiente futurista, fonda il periodico La Brigata e nel 1919 pubblica “La via della ricchezza”, considerata la sua opera più significativa. Nel 1928 cura per Vallecchi la riedizione dei Canti Orfici di Dino Campana, ma è solo dopo la sua morte, avvenuta novant’anni fa, che vengono pubblicate postume alcune importanti produzioni poetiche, come Poesie (con l’introduzione di Ardengo soffici) e Antichi, moderni e altro, dove sono raccolti i saggi critici su Dino Campana e Italo Svevo.


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