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Attualità martedì 01 giugno 2021 ore 13:01

L’amore discreto del duca Amedeo per il Valdarno

Il duca Amedeo d'Aosta

Quell’addio al Borro: ''Ringrazio tutti per quanto ho ricevuto da voi, in particolare per quella saggezza contadina che sono riuscito ad imparare''



CASTIGLION FIBOCCHI — Per i valdarnesi era semplicemente “Il Duca”. E così resterà anche dopo la sua morte, avvenuta oggi all'ospedale di Arezzo. Del resto alla gente che lo conosceva, e anche lo stimava, importavano assai poco le dispute sui titoli nobiliari. Amedeo era duca d’Aosta e principe della Cisterna e di Belriguardo, conte di Ponderano e marchese di Voghera, ma dal 7 luglio 2006, a seguito del pronunciamento della Consulta dei Senatori del Regno, il titolo ufficiale di Amedeo d'Aosta era “Sua altezza reale il principe Amedeo di Savoia, capo di Casa Savoia, duca di Savoia”. Una dizione, questa, che è sempre stata contestata dal cugino, Vittorio Emanuele di Savoia. Ma tutto ciò non interessava nella terra dell’alto Valdarno, specialmente nell’altopiano tra Laterina e San Giustino che fino agli anni Novanta ha ospitato il Duca e la sua famiglia nella tenuta del Borro, poi venduta ai Ferragamo. 

Del resto la tenuta valdarnese ha sempre avuto un rapporto stretto con la nobiltà, con vari avvicendamenti proprietari tra le più nobili famiglie europee: i Medici Tornaquinci di Firenze, i Torriani di Milano, gli Hohenlohe Waldemburg ed infine, dal 1904, i Savoia. Nella metà degli anni ’50 Il Borro passò al Duca Amedeo di Savoia-Aosta e nel 1993, lo stesso Duca vendette tutta la sua proprietà a Ferruccio Ferragamo.

Ora che il Duca Amedeo è deceduto, in molti ricordano la sua presenza discreta. Una discrezione ricambiata, anche quando suoi figli frequentavano senza alcun clamore il liceo classico di Montevarchi. L’unica concessione ad un pizzico di aristocratica nobiltà avveniva nei giorni di luglio, quando il Duca organizzava una sorta di festa dell’aviazione, con tanto di mongolfiere multicolori, ospitate nel suo piccolo aeroporto privato allestito nei pressi della tenuta.

Per il resto dei mesi regnava la sobrietà. Anzi, negli anni della sua permanenza in Valdarno, Amedeo non disdegnava di farsi trovare dietro il bancone della bottega del Borro, dove vendeva direttamente il vino da lui prodotto. E il Borro era diventato proprio grazie a lui, un piccolo cammeo di nobiltà, forse un po’ decaduta, ma sempre dignitosa. Cosi, specialmente nelle domeniche di primavera, il Borro si popolava di turisti, attratti dalla suggestione dei luoghi, ma anche dall’alone di storia patria e di nobiltà che emanava dalla figura del Duca Amedeo.

Un legame stretto, che appariva ovunque, tant’è che piccola cappella del Borro, situata nei pressi della chiesa, si trova una perfetta copia della Sacra Sindone, donata alla chiesa proprio dal Duca Amedeo d’Aosta, proprio in ricordo dello stretto legame che la famiglia reale Savoia ha avuto con il sacro lino, essendo stata per molti anni la proprietaria della Sindone.

E quando nel 1999 il Duca Amedeo lasciò per sempre il borgo valdarnese acquistato all'inizio del secolo dal padre Aimone, fece affiggere dei volantini dei volantinial Borro e nei dintorni, per ringraziare la popolazione che per oltre 90 anni aveva stimato la sua famiglia. ''Ringrazio tutti per quanto ho ricevuto da voi, in particolare per quella saggezza contadina che sono riuscito ad imparare''.


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