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Attualità sabato 20 febbraio 2021 ore 18:00

Discarica, Csai ai sindaci: no strumentalizzazioni

La discarica di Podere Rota a Terranuova
La discarica di Podere Rota a Terranuova

Dopo le proteste contro l’ampliamento di Podere Rota interviene il gestore: disponibili al dialogo ma sono state dette troppe inesattezze sul progetto



TERRANUOVA BRACCIOLINI — Ieri sette sindaci del Valdarno hanno ribadito la loro contrarietà all’ampliamento della discarica di Terranuova. Oggi arriva la replica del gestore dell’impianto, la società Csai, che ha presentato alla Regione Toscana richiesta di autorizzazione per il suo potenziamento.

In un lungo e dettagliato intervento la società si dice disponibile al dialogo sulla questione nelle sedi opportuni come l’inchiesta pubblica che partirà il 25 febbraio e “la Conferenza dei Servizi che prenderà atto di tutte le posizioni dei soggetti istituzionalmente interessati e competenti che, progetto tecnico alla mano, potranno manifestare in quella sede nel merito dubbi, opposizioni e perplessità. Questi due momenti istituzionali di confronto troveranno la sintesi conclusiva nella decisione dell’unico soggetto responsabile della decisione finale che è e resta, appunto, la Regione Toscana”.

Ma Csai tiene anche a precisare alcuni aspetti tecnici del progetto smentendo alcune contestazioni evidenziate dai sindaci di Montevarchi, San Giovanni, Cavriglia, Bucine, Laterina-Pergine, Castelfranco-Piandiscò e Loro Ciuffenna. Accusandoli anche di strumentalizzazione.

Proprio i momenti di confronto saranno “occasione per fugare infondate paure strumentalmente alimentate. È necessario però chiarire ai cittadini qualche dubbio che la manifestazione dei sindaci ha alimentato con una rappresentazione inesatta dei fatti. A partire dall’entità dell’investimento che Csai dovrebbe sostenere per l’ampliamento, che non è di 24 milioni di euro, come da più parti sottolineato, ma meno della metà. I 24 milioni riguardano, invece, l’investimento complessivo stimato da Valdarno Ambiente, il distretto industriale di economia circolare del Valdarno che stiamo promuovendo insieme ad altre aziende del territorio che porta con sé, oltre all’ampliamento della discarica, anche la realizzazione di un impianto per la selezione e valorizzazione del multimateriale da raccolta differenziata, il potenziamento dell’impianto esistente di selezione e valorizzazione della carta e cartone da raccolta differenziata, la creazione di un centro di ricerca sulla Green Technology e il rimboschimento di 80 ettari di terreno adiacente il sito di Podere Rota”.

Per l’azienda poi l’ampliamento di Podere Rota è indispensabile perchè il Valdarno non è autosufficiente - come invece dicono le amministrazioni locali – nello smaltimento dei rifiuti, anzi è già in sofferenza

“Il Valdarno non è affatto autosufficiente visto che tutta la raccolta differenziata da anni viene inviata altrove (la carta in Lucchesia, l’organico/umido ad Arezzo, il multimateriale a Pontedera, ecc.) e che l’alternativa salvifica, così spesso evocata, dell’inceneritore di Arezzo per gli indifferenziati non sarà percorribile nell’immediato futuro visti i tempi tecnici necessari per il revamping, che non sono affatto quelli rappresentati ai cittadini”.

Altro punto contestato ai sindaci: il ricorso ad impianti fuori ambito non si rifletterà - come detto da alcuni - sulle tariffe e quindi sui cittadini stessi e sulle aziende. “Non comprendiamo infine la polemica, a nostro avviso solo strumentale, sul mancato coinvolgimento dei comuni (e dell’Ato, ambito territoriale ottimale, ndr) nella decisione di Csai di chiedere l’ampliamento dell’impianto. Alcuni sindaci hanno lamentato di averlo appreso solo dalla stampa enfatizzando questo aspetto quasi come un reato di lesa maestà. Per dovere di verità e per evitare che si mescolino per altri fini le carte, va detto con chiarezza che i Comuni e l’Ato hanno competenza sulla programmazione e gestione dei flussi dei rifiuti urbani ma non sui flussi degli speciali (non pericolosi) per i quali è stato richiesto l’ampliamento. Andrebbe invece apprezzato il fatto che con trasparenza e senso di rispetto, prima di depositare il progetto in Regione, abbiamo presentato alla stampa, e quindi all’opinione pubblica, tutto il progetto di sviluppo del Distretto di Valdarno Ambiente, all’interno del quale trova collocazione anche la richiesta di ampliamento di Podere Rota. Perché ed a quale titolo avremmo dovuto concordare con i Comuni non sede di impianto il nostro piano industriale non riusciamo sinceramente a comprenderlo".

"Così come non comprendiamo tante altre perplessità espresse da alcuni dei sindaci a partire dagli ostacoli che l’ampliamento della discarica creerebbe allo “sviluppo del turismo, della filiera agroalimentare, dello sport e del benessere” specialmente in quei comuni distanti decine di km da Podere Rota e che non hanno nessun collegamento, né paesaggistico né geologico, con il nostro sito. Come pure non comprendiamo oggettivamente la preoccupazione di altri Sindaci per l’impatto dell’ampliamento, che ricordiamo rappresenta appena il 15% degli attuali volumi, sulla svalutazione degli immobili nel loro territorio”.

“Abbiamo infine notato, non senza stupore – sottolineano dalla società - l’atteggiamento pregiudizialmente ostile anche in alcuni sindaci che oggi pubblicamente dichiarano di opporsi al nostro Piano industriale e che hanno invece chiesto, e ottenuto, e continuano a chiederci contributi economici per iniziative di promozione del loro territorio, quello stesso territorio su cui ci ascrivono, immotivatamente, la responsabilità diretta di un impatto negativo in ambito turistico, ambientale e perfino sanitario”.

Csai ricorda infine di voler restare fuori dalle polemiche di natura prettamente politica, ma riteniamo fosse necessario dinanzi ad una rappresentazione quantomeno parziale dei fatti.

"Concludiamo con un invito rivolto a tutti, a partire dai rappresentanti delle istituzioni, a ricondurre il dibattito (e ogni legittima contrarietà all’ampliamente della discarica) sui binari della correttezza e – soprattutto – all’interno del percorso partecipativo che la normativa prevede”.


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