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Cronaca giovedì 16 dicembre 2021 ore 13:03

Caffè e bellezza, la nuova frontiera delle truffe

I Carabinieri scoprono alcuni raggiri ai danni di aziende della vallata. A Terranuova e Levane i reati commessi



VALDARNO — Riparte, sebbene non si sia mai fermata, la stagione delle truffe ai danni delle aziende. Questa volta i malfattori sono stati scoperti dai Carabinieri che hanno provveduto al deferimento di 5 persone alla Procura della Repubblica di Arezzo. Ma andiamo con ordine. 

Il primo episodio si è verificato a Terranuova Bracciolini. Una coppia di 25enni si è presentata ad una nota torrefazione con l'intento di acquistare un'ingente fornitura di caffè. I due si sono spacciati per agenti di commercio di un'azienda campana. Dopo poco i due sono stati raggiunto da un 40enne che si è unito nella trattativa per l'acquisto di ben 19mila euro di caffè e materiale per la torrefazione. Così i tre hanno pagato l'acquisto tramite un assegno bancario riconducibile alla società campana che avevano detto di rappresentare. La brutta notizia è arrivata al momento in cui il titolo è stato bancato. Assegno inesigibile per mancanza di copertura. Il malcapitato titolare della torrefazione, quindi, si è rivolto ai Carabinieri che, dopo un'accurata indagine hanno smascherato i tre truffatori, tutti incensurati, deferendoli per il reato di truffa alla Procura della Repubblica di Arezzo.

L’altro episodio, invece è accaduto a Levane ed ha visto i Carabinieri smascherare due truffatori che operavano nel settore dei centri estetici.

I due, rispettivamente amministratore unico e responsabile tecnico estetista di una società milanese operante nel settore degli istituti di bellezza, avevano infatti indotto con l’inganno la titolare di un centro estetico aretino ad acquistare, al prezzo di 3mila euro, un dispositivo medico per trattamenti estetici denominato "hyaluron pen". Si tratta di uno strumento per i trattamenti di bellezza, e in particolare per quelli di filler con acido ialuronico, utilizzati nei trattamenti di estetica labiale, e per l’utilizzo dei quali sono autorizzati, in Italia, solo i medici chirurghi. Proprio su tale aspetto si è incentrato l’inganno, atteso che i truffatori hanno persuaso la parte offesa, fornendo a corredo delle proprie tesi anche alcuni documenti fuorvianti, che per l’impiego dell’apparecchio – in realtà, come detto, riservato esclusivamente a personale medico – fosse sufficiente la frequenza di un corso di formazione. Chiaramente fornito dalla stessa azienda venditrice, e chiaramente a pagamento. Anche in questo caso, le indagini tempestivamente compiute dagli investigatori dell’Arma hanno consentito di ricostruire il flusso del denaro, identificare i due soggetti e deferirli per truffa in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Arezzo.


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