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Attualità venerdì 02 aprile 2021 ore 14:25

In un video i “Trionfi” del fratellino di Masaccio

Daniele Rapino autore del video "i Trionfi" dello Scheggia

Dal Trionfo dell’Amore fino al Trionfo dell’Eternità, un filmato racconta le curiosità dell’opera di Giovanni di Ser Giovanni, detto Lo Scheggia



SAN GIOVANNI VALDARNO — Giovanni di Ser Giovanni è il fratello minore di Masaccio. Era detto Lo Scheggia forse per la sua magrezza o per la sua abilità a lavorare il legno. Giovanni, nato nel 1406 a San Giovanni Valdarno, si trasferì con la famiglia a Firenze nel 1417. Tra il 1420 e il 1421 entrò in rapporto con Bicci di Lorenzo, probabilmente come aiuto della bottega di quest'ultimo. Nel 1426 fu a Pisa come mallevadore del fratello Masaccio, di cui rifiuterà l'eredità, per l'inconsistenza di questa, nel 1428. Nel 1429 l'artista aveva una sua bottega nel popolo di Sant'Apollinare a Firenze. Tra le sue opere si ricordano in Valdarno: una Madonna col Bambino (1440-1450), originariamente nella chiesa di San Lorenzo a San Giovanni Valdarno e una tempera su tavola raffigurante un Coro di Angeli Musicanti, parte di anta d'organo proveniente dalla sagrestia dell'Oratorio di San Lorenzo. Nell'ex abbazia vallombrosana di Soffena, inoltre, è conservata una sua pregevole Annunciazione.

Ora, grazie ad un video realizzato da Daniele Rapino, responsabile del Museo di Palazzo Davanzati è possibile apprezzare le caratteristiche, le curiosità e la storia dei “Trionfi” dello Scheggia.

I quattro dipinti su tavola ricurva, realizzati intorno alla metà del Quattrocento dal fratello minore del celebre Masaccio sono conservati proprio all’interno di Palazzo Davanzati.

La genesi dei Trionfi, di cui non si conosce né la committenza né gli ambienti a cui erano destinati, è avvolta nel mistero. Ispirate ai temi trattati nel poemetto omonimo di Francesco Petrarca, sulle quattro tavole sono rappresentati i soggetti allegorici del Trionfo dell’amore, del Trionfo della morte, del Trionfo della fama e del Trionfo dell’eternità. Ma non è il soggetto quello che rende queste opere d’arte – di rara bellezza – così enigmatiche e uniche al mondo. Ciò che le rende speciali è, infatti, oltre alla pregevole fattura, la forma ricurva che vede da tempo gli studiosi interrogarsi sulla ipotetica collocazione e sul perché di questa scelta inusuale.

“Il mistero che ruota intorno a queste opere – spiega Rapino nel video – è legato soprattutto al loro formato: un formato anomalo, semiellittico, non concluso, che non ci fa comprendere esattamente quale fosse il loro utilizzo. Molto probabilmente, anzi quasi certamente dovevano fare parte dell’apparato decorativo di un ambiente, probabilmente uno studiolo, anche in ragione del significato colto delle immagini che sono rappresentate”.

“Il poemetto del Petrarca a cui si ispirano – continua lo storico dell’arte - è un poemetto moraleggiante che cerca di coniugare il mito classico con il cristianesimo, di dare un percorso salvifico all’uomo per raggiungere la purezza dell’anima. E questo percorso il Petrarca, e di conseguenza lo Scheggia, lo individua in più passaggi, in più Trionfi. Si inizia dal Trionfo dell’Amore per concludersi con il Trionfo dell’eternità”.

“La scelta del curatore: Daniele Rapino racconta I Trionfi dello Scheggia” è disponibile sul canale YouTube dei Musei del Bargello al link: https://youtu.be/DuznM3_cyA0


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