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Attualità sabato 10 luglio 2021 ore 18:55

Mauro: “Ho visto l’aereo, poi una grande fiammata"

Mauro Lombardi durante la cerimonia a Torsoli

Il drammatico racconto dell’ultimo testimone dell’incidente avvenuto il 10 luglio del 1982 sulla montagna che divide il Valdarno dal Chianti



FIGLINE E INCISA — Un 10 luglio, di quasi quarant'anni fa. Da alcune ore un incendio sta distruggendo i boschi del Monte San Michele, la montagna che divide il Valdarno dal Chianti. Mauro Lombardi nel 1982 aveva poco più di trent’anni, ed era un giovane maresciallo dell’aeronautica militare. Quel giorno era a casa sua, in via Cavicchi a Figline. Dalla sua terrazza seguiva con lo sguardo le operazioni antincendio di un Hercules G222 Mass, appartenente alla 46esima Aereo Brigata di Pisa. Su quel velivolo, nome in codice "LUPO-84", viaggiava un equipaggio di quatto uomini e un carico misto di acqua e liquido ritardante. L’aereo avrebbe dovuto avvicinarsi da Figline in direzione del versante est del Monte San Michele, quello rivolto verso il Valdarno, per poi risalire di quota verso la punta della montagna e quindi rilasciare in vetta a Monte San Michele tutti i quintali di liquido rosso contenuti nel serbatoio.

Il maresciallo Lombardi vide passare il G222 nel cielo sopra Figline. Lo seguì con lo sguardo “Poco dopo che era scomparso alla mia vista, notai un enorme fiammata che si alzava sulla montagna” racconta oggi Mauro Lombardi. “Di fatto fui il primo a dare l’allarme. Mi attaccai al telefono per chiamare l’aeronautica: mi qualificai con nome, cognome e grado: secondo me è caduto un aereo”. La conferma, terribile, arrivo qualche minuto dopo, insieme ad un comando perentorio: “Si metta la tuta e si rechi subito sul posto”.

Pochi istanti prima, forse per un guasto ad un motore, una delle eliche del G222 aveva impattato con la punta degli alberi. Una perdita di potenza che non aveva permesso al velivolo di superare la vetta della montagna.

Ora che per raggiunti limiti di età ha smesso la divisa dell’Aurenautica, Mauro Lombardi fa il presidente di una benemerita associazione di donatori di sangue, la Fratres di Figline. Eppure ancora oggi non nasconde la commozione nel ricordare quei momenti: “Non potrò mai dimenticare le scene che ho visto: i pezzi dell’aero si trovavano poco sopra il paese di Torsoli. Toccò a me raccogliere i resti degli aviatori che erano sparsi nel bosco”. In quelle ore drammatiche anche un giovane del luogo, il tredicenne Tempestini, fu impiegato per dare una mano ai soccorritori impegnati a portare fino al paese i resti degli aviatori deceduti: il tenente colonnello Domenico Fanton, il capitano Maurizio Motroni, il maresciallo Furio Colaiacomo e il sergente maggiore Alessandro Cosimi. Militari che oggi, come ogni anno da quel lontano 10 luglio del 1982, vengono ricordati con una toccante cerimonia. Proprio lì, a Torsoli, poche centinaia di metri a valle del punto in cui vi fu l’impatto, è sato eretto un monumento in ricordo di chi sacrificò la propria vita per il bene di tutti.


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