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Cronaca venerdì 12 febbraio 2021 ore 15:58

Morte Martina Rossi, le motivazioni della Cassazione

Per i giudici della Suprema Corte la sentenza di assoluzione di Vanneschi e Albertoni, pronunciata dall'Appello, è illogica e incompleta



ROMA — I giudici della III sezione penale della Cassazione hanno pubblicato le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 21 gennaio è stata annullata l’assoluzione di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Il caso è quello della morte di Martina Rossi, la giovane studentessa precipitata dal sesto piano di un albergo di Palma di Maiorca il 3 agosto del 2011.

"I giudici di appello, con un esame invero superficiale del compendio probatorio, hanno ritenuto di ricostruire una diversa modalità della caduta della ragazza, cadendo in un macroscopico errore visivo di prospettiva nell'esaminare alcune fotografie, quanto all'individuazione del punto di caduta, individuandolo nel centro del terrazzo" - scrivono i giudici della Suprema Corte.

“La sentenza impugnata – scrivono i giudici della Suprema Corte – non è capace di resistere, considerata sia l’incompletezza, sia la manifesta illogicità, sia la contraddittorietà della motivazione redatta dal Collegio di appello, risultando tale motivazione priva di una visione sistematica dell’intero quadro istruttorio e non esaustiva e osservante dei principi giurisprudenziali”.

Secondo i supremi giudici, nella sentenza di appello sono stati ”depotenziati tutti gli elementi fattuali certi della scena del tragico evento come emergenti dagli atti, depotenziando, altresì la portata delle altre circostanze indizianti certe (i graffi sul collo di Albertoni ed il mancato rinvenimento sul cadavere della vittima dei pantaloncini del pigiama) e con un ragionamento di evidente incongruenza logica, hanno assolutizzato le dichiarazioni del testimone oculare della precipitazione di Martina sminuendo altresì il narrato degli altri testimoni de auditu, però essenziali per individuare la diacronicità degli accadimenti, ossia quanto riferito dai turisti danesi che occupavano la stanza a fianco di quella ove si trovavano i giovani imputati”. 

Proprio sulla mancanza dei pantaloncini sul corpo della giovane vittima, i giudici della Suprema Corte insistono.
"Ciò che conta è che Martina precipitò senza i pantaloncini del pigiama e tale elemento oggettivo indiscutibile non può sparire anch'esso dalla valutazione dei giudici di merito, ma deve essere correttamente considerato in collegamento con le altre evidenze probatorie al fine di esaminare in via deduttiva le probabili o possibili ragioni della sua mancanza addosso a Martina al momento della caduta, essendo evidente che i pantaloncini con cui la ragazza giunse nella stanza d'albergo degli imputati furono tolti quando la stessa si trovava all'interno della camera 609".


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