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Mezzo secolo Pantani, il dolce rifugio in Valdarno

Un video mostra la camera in cui "Il Pirata" trascorse, in incognito, gli anni spensierati della sua carriera. Una storia di amore e di amicizia

Cinquant’anni fa, alle ore 11:45 del 13 gennaio del 1970, in un reparto dell’ospedale Bufalini di Cesena, veniva alla luce Marco Pantani, secondo figlio di Ferdinando “Paolo” Pantani e Tonina Belletti. Una decina di anni dopo, sarà il nonno Sotero a regalargli quella bicicletta che lo porterà a diventare “il Pirata” del ciclismo internazionale. Nel 1998 entrerà per sempre nella leggenda, affiancando il suo nome a quelli di Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche, Miguel Indurain. Ovvero, Marco Pantani diventa uno dei sette campioni di tutte le epoche, in grado di vincere nello stesso anno sia il Giro d’Italia che il Tour de France.

Ma nella storia, anche tragica, di Parco Pantani, c’è una bellissima parentesi valdarnese. Sono gli anni in cui lui, innamorato di una ragazza che lavorava in un ristorante del Valdarno aretino, trascorreva intere settimane in questa terra, allenandosi in incognito sulle strade valdarnesi. Rifugiandosi per molto tempo in un albergo, situato proprio sotto la diga di Levane, dove soltanto pochi amici conoscevano la sua identità. Tra questi c’era Luciano Madii, detto “Il Frasca”. Un video, girato nel 2011, sette anni dopo la sua morte, svela ancora oggi molti dettagli inediti di una bella storia fatta di amore e di amicizia.