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Capitano Ultimo, uomo di Stato ma anche di fede

Il militare montevarchino noto per aver arrestato Totò Riina confessa un altro aspetto di sé: la spiritualità che lo guida sempre in ogni suo impegno

Sergio De Caprio, Capitano Ultimo, all'Auditorium di Montevarchi

È partita dal Valdarno – è nato quasi sessanta anni fa a Montevarchi – un’intera vita al servizio dello Stato e della giustizia. Un impegno costante che ha visto Sergio de Caprio, noto a tutti come Capitano Ultimo, raggiungere i vertici dell’Arma dei Carabinieri, combattere a lungo la mafia fino alla cattura del latitante Totò Riina. Poi, poco tempo fa, ha deciso un altro modo di dedicarsi alla comunità scegliendo la strada della politica: è oggi assessore regionale all’ambiente in Calabria dove lotta contro le ecomafie. Ma forse non tutti sanno che a ispirare in ogni suo gesto questo uomo di Stato e di azione è la fede.

La spiritualità lo accompagna sempre, soprattutto nello stare a fianco dei più deboli come nel seguire la casa-famiglia che si occupa di bambini in difficoltà tolti dalla strada dove non avrebbero avuto un vero futuro.

Questo aspetto intimo di Capitano Ultimo emerge nell’intervista al quotidiano online “Interris” – fondato da don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera e collaboratore di Don Benzi – la Voce degli ultimi.

De Caprio confessa che la fede lo accompagna fin da quando era piccolo ed è stato un punto fermo della sua vita. Fede che si concretizza nel donarsi agli altri soprattutto ai più deboli, a chi ha bisogno, a chi è indifeso. E nella lotta contro le disuguaglianze sociali, dove facilmente si può insinuare la criminalità. E qui si chiude il cerchio: la fede è il filo rosso che lega ogni attività che Capitano Ultimo ha intrapreso.