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Scoperto lo strano inquinamento del fiume Resco

Un accertamento dell’Arpat ha permesso di trovare nel territorio di Reggello il motivo della presenza di acque torbe e oleose. Individuata un’azienda

La chiazza d'olio nel torrente Resco (Foto Arpat)

Tutto è iniziato sabato 26 novembre, quando alla Polizia municipale di Reggello è giunta una segnalazione, circa la presenza di acque torbe e oleose nel torrente Resco. Così, tramite la sala operativa della Città Metropolitana, immediatamente venivano attivati gli operatori dell’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) i quali, già nella giornata di sabato, individuavano un condotto, situato sotto la sponda del torrente, da cui arrivavano le acque inquinate.

In quel momento per gli operatori Arpat non è stato possibile appurare la natura del condotto, però sono riusciti a campionare lo scarico per poterne qualificare la natura.

Le indagini sono poi proseguite lunedì mattina, in collaborazione con la Polizia municipale di Reggello e Publiacqua.

“Lo scarico – chiarisce ora una nota di Arpat - era ancora attivo, le acque apparivano luride e visibilmente inquinate da residui oleosi. Si è potuto appurare che il condotto è il terminale della rete fognaria delle acque meteoriche gestita dal Comune, il cui ultimo tratto funziona anche recapito di uno scaricatore di piena della fognatura dei reflui urbani gestita da Publiacqua”.

“La presenza di un flusso continuo di acque di scarico in quel condotto – spiegano i tecnici di Arpat - segnalava un'evidente anomalia, essendo le precipitazioni assenti da diversi giorni. In effetti era presente un intasamento del condotto fognario di Publiacqua che provocava la fuoriuscita dei reflui urbani dallo scaricatore di piena. Per questo Publiacqua si è immediatamente attivata per far intervenire un mezzo per stasare la condotta”.

Successivamente, risalendo di pozzetto in pozzetto, i tecnici di Arpat sono giunti fino ad una azienda del comune di Reggello in cui era in corso un'attività di pulizia delle attrezzature a conclusione della campagna olearia.

“Le acque di lavaggio delle attrezzature sono tutti gli effetti un refluo industriale – precisa la nota di Arpat - che non può essere scaricato senza una specifica autorizzazione. E in generale questo tipo di acque non possono essere sversate nei condotti delle acque meteoriche perché necessitano di un adeguato trattamento di depurazione”.

Intanto l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana ha continuato il suo lavoro per giungere alla logica conclusione della vicenda: “Sono ancora in corso le attività analitiche dei campioni raccolti – conclude il report di Arpat - necessarie per la definizione del quadro sanzionatorio e delle proposte di provvedimenti alle autorità competenti”.