Attualità

Abetine di Vallombrosa forse patrimonio della Fao

Le piante della selvicoltura monastica fanno parte dei siti potenziali per far parte del programma Globally Important Agricultural Heritage Systems

L'Abazzia di Vallombrosa con le abetine monastiche

Le abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa potrebbero entrare a far parte del programma Giahs (Globally Important Agricultural Heritage Systems) creato dalla Fao per valorizzare modelli di sviluppo rurale unici, frutto di tradizioni e saperi secolari, la cui conservazione garantisce la sopravvivenza e la sostenibilità dei paesaggi, la biodiversità, l’assetto idrogeologico e l’economia delle popolazioni rurali.

Oltre alle abetine di Vallombrosa, in Toscana sono stati individuati altri otto siti potenziali, tra i quali figurano anche i vigneti terrazzati di Lamole, che nel corso degli negli anni sono stati invasi dai boschi.

Sono cinque i criteri che i sistemi agricoli devono possedere per presentare la loro candidatura alla certificazione Giahs: garantire la sicurezza alimentare e produrre cibo di qualità, tutelare l’agro-biodiversità, salvaguardare le conoscenze tradizionali, conservare il paesaggio tradizionale e promuovere valori culturali e sociali.

Intanto la Regione Toscana, in collaborazione con l'Università, sta partecipando a un progetto tutto toscano legato al programma Giahs della Fao per creare un centro di ricerca sul paesaggio, formando manager che sappiano conservare e gestire, anche in un’ottica si sviluppo economico, i siti iscritti. Entrare a far parte del patrimonio mondiale Fao è un po’ l'equivalente dei siti Unesco per la cultura.