Attualità

Pietro, storia del “contadino digitale” di Figline

La sua idea è nata durante il primo lockdown. Insieme ad altre tre persone ha sviluppato un progetto per coltivare in città il cibo che consumiamo

Pietro Isolan, il contadino digitale di Figline

L’agronomo figlinese Pietro Isolan è un cosiddetto “contadino agricolo digitale”. Pietro fa parte di un team costituito da quattro giovani professionisti provenienti da diverse parti d’Italia e che hanno alle spalle esperienze lavorative altrettanto differenti. Una squadra che si è incontrata in rete, durante il primo lockdown. Discutendo in una community si sono confrontati sul futuro dell’agricoltura, hanno elaborato un’idea che li ha portati a vincere il contest nazionale, a fare la startup ReFarm e a testare sul mercato un primo prototipo di un “CubOrto”.

Pietro Isolan offre assistenza alle persone che si trovano ad affrontare la loro prima coltivazione. E lui di esperienza ne ha molta: originario di Verona, si è trasferito nel 1986 con la famiglia in Valdarno dove è stato per 25 anni tecnico aziendale di un’impresa viti olivicola di 200 ettari. Dal 2011 sviluppa progetti di divulgazione e formazione in agricoltura ecologica.

“Il senso di questo nostro progetto – afferma Pietro Isolan – è quello di riportare le persone a scoprire il piacere di coltivare il cibo che consumano. Generazione dopo generazione ci siamo allontanati dalla terra, perdendo qualcosa rispetto ai nostri antenati. Non conosciamo i ritmi biologici, ignoriamo la potenza e la magia dei meccanismi della natura. Con questo progetto possiamo riconnettersi in modo profondo con essa, dando a tutti, anche a chi vive in città, la possibilità di fare questa esperienza rigenerante.”

Insieme a Pietro fanno parte del team acnhe Luca Oliviero, ingegnere di Milano, l’anima commerciale del gruppo; l’imprenditore ferrarese Luca Buriani, che si occupa della logistica e dei materiali, Denni Albiani, informatico e comunicatore digitale di Arezzo. E ad essi si è unito di recente Alessandro Corina, designer grossetano. Insieme hanno creato Cuborto design. Si tratta di un piccolo orto urbano molto speciale che consente a tutti, ma veramente a tutti, anche a chi non ha il pollice verde, di coltivare la verdura in città, risolvendo il problema dello spazio, del tempo e delle competenze necessarie. È un orto sinergico, una tecnica che permette di gestire l’orto senza smuovere il terreno, per consentire alla natura di attivare i meccanismi di autofertilità, facendo crescere le piantine in modo naturale, salutare e rispettoso dell’ambiente. Questa soluzione permette di coltivare risparmiando acqua ed è un oggetto green, realizzato con materiale 100% di recupero.