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Nutella, Slow Food contro i noccioleti in Valdarno

Lettera aperta del movimento alle istituzioni locali: no a coltivazioni intensive, il territorio e l’equilibrio ambientale vanno tutelati

Cari contadini, con le nocciole “esageruma nen” (non esageriamo). Si conclude così, citando un detto piemontese più volte usato da Carlo Petrini fondatore del movimento, la lettera aperta di Slow Food Valdarno alle istituzioni locali e regionali.

Con il lungo scritto – pubblicato anche sulla propria pagina facebook – l’associazione disapprova il progetto di destinare 500 ettari di terreno in area valdarnese alla coltivazione intensiva di nocciole destinate all’industria dolciaria Ferrero per la produzione della notissima Nutella.

Il progetto “sviluppo dei noccioleti” è nato dall’accordo tra l’azienda di Alba e la cooperativa di agricoltori della provincia di Arezzo Co.Agri.A di Cesa con la mediazione di Confagricoltura Toscana; la produzione su vasta scala di nocciole in Valdarno, e in altre zone del centro Italia, permetterebbe alla Ferrero di approvvigionarsi solo di nocciole italiane senza rivolgersi al mercato estero.

Il piano per la piantumazione di nuovi noccioleti nella vallata è già stato presentato - a Laterina nel novembre scorso e alcune settimane fa a Terranuova - agli agricoltori locali che hanno partecipato numerosi agli incontri dimostrando un forte interesse per la proposta.

Ma Slow Food non è per niente convinta della bontà dell’operazione: nella lettera, l’associazione sottolinea come la coltivazione intensiva metterebbe a “rischio l’equilibrio socio ambientale del Valdarno superiore”, zona in cui per tradizione ci sono altre coltivazioni che vanno tutelate perché “la grande sfida del secolo si giocherà nel valorizzare la biodiversità produttiva”.

“È cosa nota – si legge nella lettera - che le monocolture intensive hanno vita breve e "intensa", per l'appunto. Una volta che, dopo 15-20 anni, saranno "usurati", i territori colonizzati avranno da gestire una serie di conseguenze ambientali importanti, prima fra tutte un enorme danno alla biodiversità che è, per quanto riguarda particolarmente la Toscana, il principale patrimonio paesaggistico, è il marchio che contraddistingue e garantisce salubrità e sostenibilità nei territori, è quella bellezza che abbiamo il dovere di consegnare al futuro”.

La missiva di Slow Food Valdarno si conclude invitando le lobby interessate a desistere nel loro intento e annunciando “la nostra ferma volontà di manifestare per contrastare le politiche che compromettano uno sviluppo corretto, bello e lungimirante, quindi Buono Pulito e Giusto”.