Attualità

Dal Valdarno in barca a vela per il mondo

La storia dello skipper montevarchino Francesco Cappelletti che ha messo insieme passione e lavoro. Tra senso di libertà e nuove sfide

Francesco Cappelletti

Le gite in barca con gli amici di famiglia, un motoscafo, un libro che si intitola “La lunga rotta”. Vacanze al mare di un ragazzino. Esperienze comuni a tanti ma che a lui aprono una rotta diversa, lontana dalla terra ben ferma di Valdarno. Francesco Cappelletti è uno skipper, lo è stato prima solo per passione e da alcuni anni anche per lavoro. Connubio possibile grazie al senso di libertà che regala il mare aperto. E il veleggiare.

“Fino ai quindici anni mi sembrava bello andare in giro in barca a motore, mi piaceva la velocità. Poi, verso i 18 anni ho capito che la vera dimensione per andare in mare era la vela. Altri modi, altri tempi: un’altra vita” spiega dal cantiere in Sardegna dove si trova in questi giorni, lontano dalla sua Montevarchi.

E così appena maggiorenne compra una barca a vela che chiama Salsedine e – in modo spartano, a bordo non solo non ci sono moderne attrezzature ma neanche l’elettricità - fa il suo primo giro del mar Tirreno. Finisce gli studi, entra nell’azienda di famiglia – la Cam che molti a Montevarchi hanno ancora nel cuore – e poi la decisione di dedicarsi a tempo pieno al suo vero amore. Undici anni fa, va in Inghilterra, conosce acque diverse e altre tecniche nautiche, segue i corsi della Royal Yachting Association, prende i brevetti per condurre le imbarcazioni.

“Mentre ero lì ho visto nei porti tanti professionisti che facevano gli skipper per lavoro”: una illuminazione. “Ho voluto provarci pure io”. Parte una nuova avventura, quella della vela commerciale con i trasferimenti di imbarcazioni da una parte all’altra dell’Atlantico, dal mediterraneo al nord Europa, dalla Francia atlantica a Napoli e Venezia. “Sono tanti gli armatori che richiedono i trasferimenti delle proprie imbarcazioni” spiega Cappelletti che – oggi quarantenne - ha preferito questa all’attività del charter nautico, ovvero il servizio di trasporto e accompagnamento di persone che scelgono di fare una vacanza in barca. “L’ho fatto per tre anni ma poi ho abbandonato: c’era meno libertà”. Più lavoro e meno passione, forse. 

La vita giusta è quella attuale. Che ogni giorno non è mai uguale e si accompagna spesso ad altre sfide. Regate – tre lunghe lo scorso anno – e soprattutto nel 2018 la Golden Globe Race, il giro del mondo in navigazione in solitaria senza assistenza, tecnologia e scali toccando Capo di Buona Speranza, Capo Leewin, Capo Horn. Cappelletti si iscrive ma poi deve abbandonare la competizione per problemi tecnici. Ma non abbandona la sfida con sé stesso. Pur non essendo in gara prosegue la traversata e porta a termine il suo personale viaggio transoceanico in barca a vela. Una vera impresa, raccontata nel documentario “30.000 miglia al traguardo”, firmato dai registi Gia Marie Amella e Giuseppe Mangione (vedi articolo collegato). E chissà che non ci riprovi.