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Valentino Shoes, sospeso lo sciopero

Dopo l’incontro in Prefettura sul futuro dello stabilimento di Levane, i sindacati sottolineano: “Insoddisfatti ma è stato fatto un passo avanti”

I sindacalisti Davide Scherillo e Gabriele Innocenti

Non sono del tutto soddisfatti i sindacati ma alla luce del passo avanti fatto dalle parti, lo sciopero ventilato per la giornata di domani alla Valentino Shos di Levane è stato sospeso.

È il risultato dell’incontro che si è svolto oggi in Prefettura ad Arezzo dopo che proprio le organizzazioni sindacali avevano chiesto certezze sul futuro del calzaturificio della nota griffe di moda che impiega 180 valdarnesi nell’area industriale nel comune di Bucine: il timore è che l’azienda lasci la vallata dopo che un incendio ha distrutto lo stabilimento di Levane e trasferisca la produzione altrove.

Presenti al confronto durato alcune ore il prefetto Maddalena De Luca, la presidente della Provincia, Silvia Chiassai; il sindaco di Bucine, Nicola Benini, le organizzazioni sindacali, la Rsu della Valentino e una rappresentanza della Società guidata dalla responsabile del personale di tutto il gruppo.

"É stato un passo avanti perché l'azienda ha affermato l'impegno a presentarci appena pronto il piano dei “requisiti” che la nuova struttura dovrà sostenere. Uno studio appunto per verificare tutte le caratteristiche del futuro immobile. Quando sarà completato e saremo quindi alla fase della progettazione vera e propria, l'azienda la presenterà sia a noi che alle istituzioni in un incontro che si terrà nuovamente in Prefettura" spiegano Gabriele Innocenti e Davide Scherillo rispettivamente rappresentanti della Filctem Cgil e Femca Cisl.

I due precisano che i sindacati avrebbero voluto che il passo avanti fosse stato più lungo: “La nostra priorità è la difesa dell'occupazione ed è quindi evidente che alcune questioni - sulle quali stamani non abbiamo avuto risposte - sono centrali. La prima della lista è la localizzazione della nuova fabbrica. Per noi è vitale che rimanga in Valdarno Aretino perché non sono possibili i lunghi spostamenti che una parte dei dipendenti a oggi è costretta a fare (al momento parte del personale è al lavoro nello stabilimento Valentino di Montelupo, ndr)  e perché vogliamo che il Valdarno non sia privato di un'importante attività produttiva".