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Il secolo di Mario, il dramma di Bianca Pampaloni

Compleanno particolare per un uomo che ha vissuto una vicenda rimasta nell’immaginario collettivo di Figline. Una storia che ha deciso di raccontare

Mario Pampaloni con il cappello piumato dei bersaglieri

“Festeggiamenti in famiglia: sono entrato nei 100". L’annuncio l’ha dato lui stesso sul suo profilo social, pubblicando anche la foto di rito, scattata di fronte alla torta con due candeline accese, per l’occasione sormontate dal numero 99. È bastata questa immagine per far scattare gli auguri di tanti figlinesi che conoscono la storia di Mario Pampaloni. Anche se ora si diletta - con ottimi risultati, peraltro - nella pittura, la storia personale di Mario è strettamente legata alla tragica vicenda della sorella Bianca, orribilmente trucidata nel 1944 da un soldato tedesco in ritirata.

Il 24 luglio di ogni anno Mario è presente, insieme ai sindaci e gli amministratori del Valdarno, alla cerimonia che si svolge al casolare tra Matassino e Faella, laddove Bianca venne uccisa insieme a Brunetto Bernardoni. Un dolore che si rinnova ogni volta, per una vicenda che Mario ancora fatica a raccontare.

Però un giorno di un paio d’anni fa, decise di rendere pubblica la sua storia. E lo fece con i ragazzi della scuola secondaria di Matassino, ripercorrendo insieme a loro, sulle pagine del periodico il Valdarno, tutte le tappe della sua vita. Una lunga vita che ora, come scrive lui, “è entrata nei cento”.

Una storia che ancora emoziona a rileggerla, fin da quando Mario, giovane bersagliere, fu mandato nel senese: Asciano, Montaione, San Gimignano.

Nel racconto pubblicato sul giornale pare quasi di rivedere le lunghe marce di Mario, per gli amici solo “Cuccagna”, sempre a piedi, e sempre a fianco dell’amico Ezio, detto il “Bulla”, che poi fu spedito in Russia.

Poi l’8 settembre, l’esercito allo sbando. Mario Pampaloni scappò e quando la guerra volgeva al termine riuscì a tornare a Figline, attraversando i campi che i tedeschi avevano minato. Solo allora seppe quello che era successo alla sorella “vittima della ferocia nazista”. Il dramma di quella ragazza è rimasto nella storia e nella coscienza collettiva di Figline, che alla memoria di Bianca Pampaloni ha dedicato anche il nome del viale alberato che porta all’unico ponte dell’Arno.