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Quell’abbraccio “protetto” con il nonno centenario

Un ex bersagliere ha potuto riabbracciare il nipote grazie alla “Stanza degli abbracci” che è stata inaugurata oggi all’Asp Martelli e a Casa Argìa

L'abbraccio tra il nonno centenario e il nipote

L’ex bersagliere, dopo un secolo di vita, probabilmente non si sarebbe mai immaginato, di dover affrontare anche un nemico invisibile chiamato Covid. E oggi il nonno centenario (ufficialmente compirà 100 anni a novembre) ha avuto il privilegio di inaugurare la stanza degli abbracci, per tornare a sentire, finalmente, il contatto fisico con il nipote. Un abbraccio particolare, separato da un velo di nylon che impedisce l’eventuale trasmissione del virus. Ma è comunque un abbraccio “che diventa elemento curativo” come ha osservato il sindaco di Reggello, Piero Giunti.

In pratica, nelle stanze con doppio accesso (separato per ospiti e visitatori), sono stati posizionati dei gazebo in nylon, per consentire ai circa 100 ospiti delle due strutture di poter finalmente riabbracciare i propri familiari, utilizzando questa schermatura di sicurezza.

Da domani le stanze degli abbracci del Martelli e di Casa Argìa inizieranno ufficialmente il loro servizio: “Solo 4 incontri al giorno, tre nella mattina e quattro nel pomeriggio” ha spiegato il direttore Fabio Haag “perché per ogni incontro di un quarto d’ora, poi occorrono quarantacinque minuti di lavoro per sanificare tutto”.

Alla cerimonia di inaugurazione delle stanze degli abbracci c’erano anche la sindaca Giulia Mugnai e l’assessore alle Politiche sociali, Simone Cellai, oltre al direttore Fabio Haag e al presidente Paolo Costantino.

“Dopo tanti mesi in cui è stata necessaria la cautela per proteggere i nostri anziani– spiega la sindaca Giulia Mugnai – siamo felici di inaugurare queste stanze. Una cerimonia che arriva al termine della campagna vaccinale effettuata sia sugli anziani che sugli operatori, che è un ulteriore motivo per tirare un sospiro di sollievo perché completa il percorso di protezione verso gli anziani portato avanti giorno dopo giorno da chi lavora in struttura. Li ringrazio ad uno ad uno, perché oltre al lato professionale, ciascuno di loro ha messo in campo il proprio lato umano, per fungere da scudo per la salute degli ospiti ed evitare loro di incorrere in qualsiasi tipo di rischio”.