Attualità

Lussuosi appartamenti dove era il vecchio ospedale

Dopo quasi 620 anni di storia cambia ancora le sue funzioni l’edificio che accoglieva “l’ hospitium” voluto da Ser Ristorus di Ser Jacobi di Ser Lippi

Rendering degli appartamenti nell'ex ospedale Serristori

Anche allora fu una questione di epidemie. Nel 1890 proprio la paura di un eventuale contagio della popolazione sana, convinse la potente famiglia dei Serristori a spostare il loro ospedale dal centro di Figline, dove si ergeva fin dal 1401, per poi ricollocarlo su una collina isolata, ma non troppo lontana dal paese, dove ancora si trova la maestosa villa di San Cerbone.

Per questo motivo le antiche mura del vecchio ospedale rimasero lì, affacciate sulla piazza grande dedicata a Marsilio Ficino, intente a seguire gli eventi della storia figlinese, che in parte modificarono anche il suo aspetto esteriore, facendogli perdere, ad esempio, la parte superiore del bellissimo loggiato esterno.

Ora, giunto alla soglia del suo 620 anno di età, l’ex “spedale” di Figline (nato come “hospitium” per volere testamentario di Ser Ristorus di Ser Jacobi di Ser Lippi, deceduto proprio nell’anno precedente alla sua costruzione) vede nuovamente modificata la sua funzione: una società immobiliare sta infatti trasformando gli antichi locali dell'ex ospedale Serristri in moderni appartamenti di lusso.

“Una attenta lettura dell'originaria architettura – recita l’annuncio ufficiale che reclamizza l’opera - permetterà, tramite l'esecuzione di importanti opere di restauro, la realizzazione di sei prestigiosi appartamenti, ognuno di essi da considerarsi un pezzo unico per caratteristiche e dimensioni, una fusione perfetta di modernità e tradizione".

Così, per uno strano scherzo del destino, i ponteggi hanno già avvolto l’ex ospedale Serristori di piazza Ficino, proprio nel momento in cui altri ponteggi (per volere della Asl) hanno ugualmente ingabbiato la villa San Cerbone, la stessa che ospitò lo “Spedale della Vergine Maria Annunziata in Figline” il 25 maggio 1890. Le gru sono quindi al lavoro su veri pezzi di storia figlinese, che rimbalzano nel trascorrere inesorabile dei secoli.