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Il Pci: “Nella crisi Bekaert intervenga lo Stato”

“Non è con gli abbracci di stima che si risolverà questa vertenza. Le istituzioni devono fare il loro dovere e non limitarsi alla mera solidarietà”

Lo stabilimento Bekaert di Figline

“Nel rispetto delle posizioni e rivendicazioni espresse dalle Rsu e dalle organizzazioni sindacali delle aziende colpite dalle politiche padronali di ristrutturazione e delocalizzazione, riteniamo che sia giunta l’ora di attuare quanto previsto dalla Costituzione della Repubblica Italiana, facendo intervenire lo Stato a difesa dell’interesse pubblico, al quale la libertà d’impresa è soggetta”. Sulla crisi della Bekaert di Figline interviene così il Comitato regionale del Partito Comunista Italiano, che inquadra la situazione dei lavoratori valdarnesi in una problematica mondiale “Politiche sempre più liberiste da parte dei nostri governi nazionali e regionali ormai da un trentennio in linea con quelle altrettanto liberiste della UE e dei poteri forti: i detentori del capitale produttivo e ancor peggio del capitale finanziario, che non permettono una protezione adeguata dei lavoratori e del mondo del lavoro da parte dello Stato. La crisi, che oramai da oltre un decennio non allenta la sua morsa dolorosa specialmente per le classi più povere e indifese della popolazione. E adesso lo stato di crisi dovuto alla pandemia da Covid 19 che da gennaio scorso morde, fa ammalare e a volte uccide, trovando più indifesi soprattutto i proletari, gli operai, i ceti medi impoveriti, i settori più deboli della popolazione. Ed è in questo scenario che si manifestano decine e decine di crisi aziendali che si portano dietro chiusure, licenziamenti, stati di crisi con periodi più o meno lunghi di cassa integrazione”.

Per quanto riguarda la situazione allo stabilimento figlinese, il Partito comunista ricorda che a fine ottobre scade la cassa integrazione. “E dopo? Si chiede una proroga, ben venga, ma non è a colpi di proroghe ed abbracci di stima e solidarietà da parte di tante istituzioni (Comune di Figline, Comune di Firenze, Regione Toscana) che questa vertenza si risolverà in positivo. Le istituzioni facciano fino in fondo il loro dovere e non mera solidarietà! Noi vogliamo che lo Stato e la Regione, intesi come istituzioni governanti in nome dell’interesse pubblico, tornino o meglio comincino a svolgere la loro funzione costituzionale perché i lavoratori e i ceti più deboli hanno sempre pagato ed è ora che cominci a pagare chi si è sempre arricchito alle loro spalle”.