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Il Comitato: “Riportate i medici al Serristori”

“Per evitare il rischio clinico per i pazienti e il personale sanitario, si deve attuare quanto previsto dalla legge per la presenza di operatori”

“Per evitare il rischio clinico per i pazienti e per il personale sanitario, si deve attuare quanto previsto dalla legge per l’obbligatoria presenza di medici e di operatori sanitari. Il Comitato Difesa Serristori richiede ai sindaci del Valdarno Fiorentino, ed in particolare alla sindaca del Comune di Figline e Incisa, di esigere dalla direzione della AUSL Toscana Centro, il reintegro del personale medico ed infermieristico necessario a garantire le normali condizioni operative dei servizi sanitari, anche durante il periodo dell’emergenza Covid-19”.

Queste le conclusioni a cui giunge il lungo documento diffuso dal Comitato per la difesa del Serristori, che fa seguito alle note stampa diffuse nei giorni scorsi da Cgil e Cobas sulla situazione che si è determinata all’ospedale di Figline.

“Il Comitato è perfettamente cosciente che l’attuale gravissima emergenza sanitaria impone alla direzione della USL di riorganizzare e razionalizzare le strutture ospedaliere per affrontare questa terribile epidemia, ma ciò non può avvenire a discapito dei malati ricoverati negli ospedali per patologie non legate al Coronavirus”.

Due settimane fa il Serristori è stato dichiarato Presidio Ospedaliero No-Covid (non vi saranno ricoverati soggetti positivi a Coronavirus), riservando i 60+15 posti letto disponibili all’assistenza di malati affetti da patologie che trovavano risposta in tutti gli ospedali.

“Contemporaneamente la Direzione della USL Toscana Centro ha deciso, con l’avallo della sindaca Mugnai, di chiudere il pronto soccorso nelle ore notturne e di trasferire ad altri presidi i medici anestesisti - ricorda il Comitato - pregiudicando il funzionamento degli indispensabili servizi sanitari di diagnostica radiologica, endoscopia digestiva, cardiologia, attività oncologica perché non potranno essere effettuate, per mancanza del medico anestesista, trasfusioni di immunoglobuline, chemio terapia, biopsie oncologiche”.

“In pratica non possiamo definire il Serristori un “Ospedale” non garantendo ai degenti tutte quelle cure minime che dovrebbero trovare in un Ospedale che possa chiamarsi tale – conclude la nota diffusa alla stampa - Per evitare il rischio clinico per i pazienti e per il personale sanitario, si deve attuare quanto previsto dalla Legge per l’obbligatoria presenza di medici e di operatori sanitari”.