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Ecco perché Bekaert ha detto no, e Giani rilancia

Accanto ad altre iniziative il Presidente punta sui progetti che legano il sito di Figline a quello di Piombino, per una filiera toscana dell’acciaio

Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana

Durissimo nei confronti di Bekaert il presidente della Regione Eugenio Giani e con lui anche il consigliere delegato al lavoro, Valerio Fabiani, il quale denuncia: “Abbiamo chiesto all’azienda di attivare ulteriori sei settimane della cassa covid introdotta di recente dal governo, così come già fatto a fronte del precedente accordo del 24 febbraio scorso”. Bekaert però “ha fatto prevalere una sua valutazione, difforme rispetto alla chiara interpretazione fornita dai tecnici ministeriali sull’utilizzo di questo strumento: questo ha impedito di estendere le tutele ai lavoratori”. L’azienda, aggiunge il consigliere di Giani “si è rifiutata di replicare l’accordo già sottoscritto a febbraio ed è in contraddizione con sé stessa. Bekaert vuole solo licenziare e scappare – conclude Fabiani -. Questo è un precedente che non depone bene neppure per gli altri siti della multinazionale in Italia”.

“Ringrazio la viceministra Alessandra Todde, perché oltre alla partita Bekaert c’è la partita Piombino” afferma ora il presidente Eugenio Giani, che rilancia sulla proposta di favorire la “reindustrializzare il sito di Figline attraverso una serie di misure: il mantenimento per 12 mesi degli incentivi per la ricollocazione dei lavoratori; dell’advisor per studiare eventuali nuove proposte di acquisto; l’attivazione della verifica delle condizioni ambientali e di sicurezza dell’immobile a Figline”.

In cambio Regione e Governo assicurano “la disponibilità di Invitalia e di Sici a sostenere nuovi investitori anche entrando nel capitale sociale di nuove realtà produttive”.

Lo scopo insomma, sarebbe quello di mantenere vivo il confronto per la reindustrializzazione e la ricollocazione dei lavoratori. È la proposta del giorno dopo, quella che comunque non molla l’obiettivo di verificare la fattibilità di progetti che leghino il sito di Figline a quello di Piombino, per una filiera toscana dell’acciaio.