Attualità

Da Bekaert arriva l’ultimo no, ora i licenziamenti

Mugnai “L'ennesimo e estremo schiaffo al nostro territorio da parte della multinazionale, sprezzante verso le Istituzioni, i sindacati e i lavoratori”

I lavorati Bekaert all'esterno dello stabilimento di Figline

“La Bekaert non ha accettato di prorogare la cassa Covid, che avrebbe permesso di far slittare il termine dei licenziamenti – ha dichiarato la sindaca di Figline e Incisa - L'ennesimo e estremo schiaffo al nostro territorio da parte della multinazionale, sprezzante verso le Istituzioni italiane, i sindacati, i lavoratori, Un "NO" secco, nonostante la cassa Covid non avrebbe avuto alcun costo per l'azienda, come rappresentato dal Ministero del lavoro”.

“Nessuna apertura – racconta Giulia Mugnai - nonostante il MiSE, seppure con una convocazione tardiva del tavolo, abbia rappresentato chiaramente sia venerdì che oggi la volontà, nelle 6 settimane che sarebbero state disponibili, di verificare la sostenibilità del progetto che legherebbe la reindustrializzazione dello stabilimento di Figline al piano industriale su Piombino e alla creazione di una filiera toscana dell'acciaio”.

“La giornata di oggi rappresenta la ferita più dolorosa per la nostra Città – insiste la sindaca - Un grande senso di rabbia e di frustrazione, perché nonostante battaglie, continui appelli, decine di lettere, proteste, manifestazioni, non è bastata la voce del territorio a scongiurare i licenziamenti. Come Comune, non possiamo accettare un epilogo senza risposte per tutti i lavoratori coinvolti ancora nella vertenza e senza una vera proposta per la ripartenza della fabbrica. Non può rimanere sulle spalle della nostra comunità il costo sociale dei licenziamenti e quello urbanistico e ambientale del sito all'abbandono.

“Chiediamo, quindi, alle Istituzioni superiori che si verifichi la proposta legata a Piombino e, al contempo, che si possa costruire un percorso concreto per la messa in sicurezza occupazionale degli oltre 110 dipendenti ancora coinvolti. Non possiamo permettere che il nostro territorio e i lavoratori vengano abbandonati”.