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“Cosa mi preoccupa e cosa no del decreto di Conte”

La sindaca Mugnai “Alcune cose le avevamo già anticipate, ma il problema è rappresentato dalla grande mole di controlli che sono scaricati sul Comune”

Giulia Mugnai con il comandante della Polizia Municipale

“Chiusura di alcune zone del paese? A Figline non c’è questa necessità. E poi la cosiddetta movida è un problema che riguarda soprattutto le grandi città”. Giulia Mugnai, sindaco di Figline e Incisa non è scandalizzata e nemmeno tanto sorpresa da alcuni passaggi dell’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri: “Un po’ me lo aspettavo, era chiaro che nell’impossibilità di fare una norma nazionale che fosse adeguata e parametrata alle varie realtà, anche locali, alla fine sarebbe stato demandato ai sindaci il compito di intervenire laddove ce ne fosse bisogno. Tra l’altro a Figline abbiamo anche anticipato, in qualche nodo, alcuni aspetti del Dpcm, ad esempio quando siamo intervenuti per limitare il consumo di alcol in piazza e nel centro storico. Questo è un potere che i Comuni avevamo già e lo abbiamo sfruttato quando si sono create certe situazioni, senza aspettare interventi dall’alto. Oltretutto il fatto di avere un centro storico ben delimitato, ci consente anche di tenerlo sotto controllo senza dover ricorrere a chiusure drastiche di inter zone, come invece potrebbe capitare nelle grandi metropoli”.

“Quello che invece mi preoccupa, e preoccupa tutti i sindaci metropolitani – aggiunge Giulia Mugnai - è l’enorme mole di controlli che sono demandati agli enti locali: mi riferisco alle piscine, ai ristoranti, ai locali e a tutto quello che è previsto nel Dpcm. È chiaro che noi le verifiche le facciamo, ma non abbiamo una forza di Polizia municipale sufficiente per assicurare un controllo così capillare. Alla fine potrebbe risultare un lavoro poco efficace. Ecco perché i sindaci parlano di uno scaricabarile”.