Cultura

Binazzi, verso un triste anniversario della morte

L’emergenza per il Coronavirus rischia di far passare in secondo piano le celebrazioni per ricordare i novant’anni dalla scomparsa del poeta figlinese

Una delle rare immagini del poeta Bino Binazzi

La situazione di emergenza per il coronavirus fa presagire un ben triste anniversario della scomparsa di Bino Binazzi. Tra una cinquantina di giorni si dovrebbe ricordare ufficialmente i novant’anni della morte del poeta di Figline Valdarno, deceduto a Prato il 1 maggio del 1930. Un destino che sembra ripetersi. Le celebrazioni per ricordare i novant’anni della sua scomparsa rischiano di svolgersi nella medesima solitudine che attanagliò gli ultimi anni di vita dell’illustre figlinese, il quale finì i suoi giorni sempre più isolato dall’ambiente letterario, malato e oppresso da pesanti difficoltà economiche.

Le stesse difficoltà economiche che alla fine dell’Ottocento avevano travolto la sua famiglia e che lo avevano obbligato a scegliere la via dell’insegnamento. Così, per sopravvivere, fa il giro delle cattedre di vari collegi: prima a Firenze, poi Torino e Roma.

Il giovane Bino accompagna gli anni dell’insegnamento con un’intensa attività poetica. Nel 1907 pubblica la sua prima raccolta di versi, Eptacordo, a cui seguono nel 1909 Canti sereni, poi nel 1910 Turbini primaverili e nel 1911 Oltre il dolore.

All’età di 36 anni (era nato a Figline nel 1878) Bino Binazzi inizia a collaborare con la rivista La Tempra, fondata a Pistoia da Renato Fondi. Poi, per proseguire la sua attività nel giornalismo culturale, lascia l’insegnamento e diventa redattore del Fieramosca e del Giornale del Mattino di Bologna. Frequenta l’avanguardia letteraria e stringe amicizia con Giovanni Papini, Ardengo Soffici, e Aldo Palazzeschi. Trova una discreta notorietà nell’ambiente futurista, fonda il periodico La Brigata e nel 1919 pubblica “La via della ricchezza”, considerata la sua opera più significativa. Nel 1928 cura per Vallecchi la riedizione dei Canti Orfici di Dino Campana, ma è solo dopo la sua morte, avvenuta novant’anni fa, che vengono pubblicate postume alcune importanti produzioni poetiche, come Poesie (con l’introduzione di Ardengo soffici) e Antichi, moderni e altro, dove sono raccolti i saggi critici su Dino Campana e Italo Svevo.