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Bekaert, lavoratori delusi: promesse mai mantenute

Rabbia dei 120 dipendenti che il 4 maggio potrebbero essere licenziati. Lettera ai sindaci e alla Regione: “Non è più il momento delle chiacchiere”

Lavoratori davanti alla Bekaert di Figline

I lavoratori della Bekaert hanno inviato una lettera ai sindaci del Valdarno, al Sindaco della Città Metropolitana di Firenze e al Presidente della Regione, nella quale fanno il punto della loro situazione, dopo 34 mesi dal momento in cui fu comunicata la chiusura dello stabilimento di Figline.

“Oggi siamo ad un punto estremamente delicato della vertenza- scrivono i dipendenti della ex Pirelli - nonostante sia possibile usufruire ancora di ammortizzatori sociali, il 24 Febbraio è stato firmato un accordo dalle Istituzioni regionali e non da tutte le organizzazioni sindacali, che chiuderà definitivamente questa vicenda il prossimo 4 Maggio, con il licenziamento di tutti noi 120 – e quindi, qualora non ci fosse un reindustrializzatore pronto a rilevare l'azienda entro tale data, saremo tutti disoccupati, e la cosa ancora più grave è che, qualora ciò avvenisse, noi saremo licenziati benché in Italia ci sia ancora il blocco dei licenziamenti fino al 30 Giugno”.

“La nostra vicenda rischia di finire come non meritava e come non meritiamo – aggiungono i lavoratori - Noi siamo ancora qua, con le nostre famiglie, i nostri bisogni, le nostre necessità e l'incertezza di un futuro, e non vorremmo che qualche fantomatico reindustrializzatore dell'ultim'ora si presentasse, in sella ad un “cavallo bianco”, pensando poi di poter pescare dalla disoccupazione alcuni lavoratori e

non altri per aprire una fabbrica simile a quella in cui lavoravamo – appena dopo il 4 Maggio. Siamo quindi a chiedere a voi, Sindaci dei Comuni del Valdarno e delle zone limitrofe, Città Metropolitana, Regione, di attivarvi fin da subito per realizzare un'intesa con le Organizzazioni Sindacali e le altre Istituzioni, che preveda la costituzione di un bacino di tutti i lavoratori Bekaert da cui attingere per le esigenze di manodopera delle aziende dei vostri Comuni, a partire da quelle più grandi – pensiamo a Prada e alle grandi aziende della moda – fino a tutti coloro che si presenteranno per investire, come è stato fatto in Laika, utilizzando anche gli strumenti previsti dagli accordi”.

“Non è più il momento delle chiacchiere e delle passeggiate davanti allo stabilimento -concludono amaramente i lavoratori - Fin troppi hanno fatto promesse mai mantenute dai tanti allora candidati e oggi amministratori locali e regionali, ai ministri, ai sottosegretari. Adesso è ora di trovare una soluzione per garantirci il nostro diritto ad un futuro migliore”.