Attualità

Bekaert, il Pci “Ora nazionalizzare lo steel cord”

Il Partito comunista italiano chiede “una programmazione economica del ciclo dell'acciaio” visto che lo Stato ha già acquisito il 60% della ex Ilva

Lavoratori della Bekaert fuori dallo stabilimento chiuso

“È dovere del Governo nazionale e di quello regionale impedire lo smantellamento di siti produttivi fondamentali come quello di Figline, la cui chiusura impoverirebbe l'indotto e il territorio, anche con l'acquisizione totale o comunque maggioritaria della proprietà”. La sezione Valdarno del Pci e il Comitato regionale toscano del Partito Comunista, tornano a chiedere la nazionalizzazione dello stabilimento ex Pirelli di Figline, dopo che i nuovi proprietari Bekaert hanno annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo dei 170 dipendenti ancora rimasti nella fabbrica chiusa due anni fa: “Hanno chiuso lo stabilimento nel Valdarno per delocalizzare la produzione all'estero - ricorda una nota del Pci - dove il salario e i diritti dei lavoratori sono minori che in Italia”.

Ora il Partito comunista italiano chiede la proroga degli ammortizzatori sociali e il ritiro della procedura di licenziamento “nella prospettiva di una rapida reindustrializzazione” ma soprattutto chiede con forza l’intervento dello Stato, ricordando l’avvenuta ripresa del controllo delle acciaierie ex Ilva di Taranto da parte dello Stato Italiano “fino al 60% del capitale azionario. Anche a Piombino dobbiamo andare nella stessa direzione”.

“E non devono essere acquisizioni temporanee per preparare una nuova svendita a privati di aziende risanate coi soldi dei cittadini – scrive il Pci - ma l'avvio di una programmazione economica del ciclo dell'acciaio, secondo l'interesse dei lavoratori e della collettività. In questo quadro può essere risolto anche il problema della ex Bekaert di Figline, con una nazionalizzazione della produzione dello "steel cord" che potrebbe contare su una forza lavoro ben preparata e cosciente”.