Era lì, come ci si immaginava dal primo momento. L’arma con cui Bilal Napia martedì mattina ha ucciso la figlioletta di tre anni è stato ritrovato oggi nel pozzo del giardino dell’abitazione in cui la famiglia vive, a Levane, in via Togliatti. Nello stesso pozzo l’uomo – un operaio di 39 anni – si era gettato completamente nudo dopo aver ferito a morte la bambina e colpito, fortunatamente non in maniera grave, anche il primogenito, un ragazzino di dodici anni.
Dopo le ricerche andate avanti per quasi due giorni e rese difficili per la profondità e le caratteristiche della cavità, le forze dell’ordine hanno trovato un coltello bengalese.
L’uomo, portato il giorno dell’omicidio al monoblocco della Gruccia e poi trasferito al carcere di Sollicciano, in nottata ha avuto bisogno di altre cure mediche – pare abbia dato in escandescenze - ed è stato accompagnato in un ospedale fiorentino. A seguito del ricovero potrebbe essere rinviato l’interrogatorio di garanzia per l’arrestato che era fissato – in videoconferenza – nelle prossime ore.
Il bengalese finora non ha parlato con gli inquirenti e si è trincerato in un assoluto silenzio.
Mentre si continua ad indagare sul movente del delitto, è stata rinviata l’autopsia sul corpo della bambina che era stata fissata per questa mattina al policlinico delle Scotte di Siena.