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Arriva il marchio Igp per “l’oro blu” del Valdarno

L'industria profumiera francese e i grandi marchi del beverage, come Bacardi e Martini, fanno largo uso del “giaggiolo” prodotto lungo la Setteponti

Il nome “Iris” deriva dalla Dea Iride, messaggera degli dei, portatrice di buone notizie. Ora per l’Iris, comunemente chiamato Giaggiolo toscano, arriva davvero una buona notizia, peraltro tanto attesa. Infatti la domanda di riconoscimento dell'Igp per l'iris toscana pallida, conosciuta come “il giglio di Firenze”, è stata completata e presentata alla Regione Toscana. Attualmente la domanda è in fase di revisione, con l'ipotesi di lavorare a un marchio collettivo geografico.

Il giaggiolo (o iris) può essere di vari colori: dal blu scuro, al marrone, fino al bianco, ma quello tipico ed anche più redditizio per la lavorazione, è di color lilla. L’Iris vanta oltre 200 specie differenti, ma solo tre entrano nei bouquet per essere utilizzate in profumeria: l’iris germanica, con fiori lilla e melanzana; l’iris fiorentina, dalla tonalità bianco latte e l’iris pallida chiamata anche “oro blu di Firenze” per la sua felice collocazione geografica nell’assolato clima toscano.

Oggi il rizoma dell'iris, coltivato soprattutto nel Valdarno superiore, è destinato alle distillerie francesi: l'estratto viene usato sia nell'industria profumiera, sia da grandi industrie del beverage come Bacardi e Martini. "Con questo progetto di filiera - ha affermato Silvia Scaramuzzi, docente di Economia ed estimo rurale all'Università di Firenze - si sta cercando di trovare una soluzione soprattutto per cercare di trattenere un maggior valore aggiunto sul territorio toscano".

L'iris coltivato in Toscana, dove la produzione si attesta fra le 25 e le 28 tonnellate annue, è considerato il più pregiato al mondo. Il cosiddetto giaggiolo toscano è il migliore sul mercato per qualità e resa, grazie alle particolari caratteristiche dei terreni di coltivazione, uniche nel loro genere. Tra le colline che separano il Valdarno dal Chianti e sulle pendici del Pratomagno, le coltivazioni di Iris sbocciano tra filari di ulivi e viti, soprattutto tra Pian di Scò, Castelfranco di Sopra e Loro Ciuffenna.

A maggio e giugno si può vedere lungo la strada dei Setteponti, tra balzi e pianori, filari di giaggioli che colorano il paesaggio. È un fiore che trova il suo habitat naturale nelle colline sabbiose di queste zone - dove l’acqua non ristagna - tra i 250 ed i 600 metri di altitudine.

Sono circa 200 i coltivatori uniti sotto il marchio di Toscana Giaggiolo Soc. Cooperativa, principale riferimento per la vendita di rizomi di Iris essiccati in Italia e nel mondo. I soci sono coltivatori diretti del territorio toscano, tra Chianti e Valdarno: perlopiù piccole aziende unite per far fronte ai costi di lavorazione e commercializzazione.